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Patto sui salari. E’ ora di dare ossigeno alla contrattazione collettiva

Questa mattina 250 delegate e delegati di Cgil Cisl Uil a confronto. Al centro del dibattito il tema delle basse retribuzioni e il nodo produttività

Patto sui salari. E’ ora di dare ossigeno alla contrattazione collettiva

Poco meno di 250 delegate e delegati di Cgil Cisl Uil si sono confrontati questa mattina sul tema dei salari in Trentino nell’ambito della riunione degli attivi unitari al centro congressi Interbrennero di Trento. A centro del confronto i contenuti del Patto sottoscritto nel luglio scorso dalle tre confederazioni, con le associazioni datoriali e la Provincia proprio sulla questione retributiva.

Ad aprire l’incontro è stata Alessandra Proto, direttrice dell'OECD Trento Centre for Local Development at OECD – OCDE che ha illustrato i punti salienti del II Rapporto sulla produttività in Trentino, soffermandosi in particolare proprio sulla dinamica di interrelazione tra andamento della produttività e dei salari. Su tutto un dato: la produttività in Trentino e in Italia è sostanzialmente ferma da vent’anni. In questo lasso di tempo, però, la ricchezza ha continuato a crescere – ha spiegato la studiosa – grazie all’aumento del numero di lavoratori. Una dinamica non replicabile per i prossimi 15 anni a causa del calo demografico che determinerà una riduzione della forza lavoro. A questo si aggiunge un mercato del lavoro rigido, più che nel resto d’Italia, dove è difficile passare da un’occupazione all’altra non solo per l’invecchiamento della popolazione, ma anche per lo squilibro tra domanda e offerta competenze, per rapidi cambiamenti tecnologici in atto e per una mobilità limitata dalla scarsa accessibilità di alloggi sul nostro territorio. A complicare ulteriormente il quadro anche il fatto che sul nostro territorio i lavori ad alta qualifica hanno salari più bassi e, parallelamente, c’è un costo della vita più alto per le famiglie.

Proto dunque ha sottolineato che tra produttività e salari non c’è una relazione lineare, di conseguenza la bassa produttività non è direttamente causa di retribuzioni più basse. La dinamica è molto più complessa in quanto entrambi i fattori si influenzano a vicenda. Una relazione circolare che si supera in positivo con politiche economiche in grado di coniugare crescita e coesione sociale, ma soprattutto con una forte spinta nella formazione per garantire una riqualificazione adeguata della forza lavoro, all’altezza delle sfide imposte dalla rivoluzione digitale e dalla transizione ecologica.

 

Partendo dagli spunti forniti dalla direttrice dell’Ocse i tre segretari di Cgil Cisl Uil si sono soffermati sui contenuti del Patto per i salari e la crescita, rilanciando la richiesta di piano straordinario per sostenere industria e terziario avanzato, insistendo sulla selettività degli incentivi alle imprese e rivendicando il legame indispensabile tra riconoscimento dei contributi pubblici alle imprese e applicazione dei contratti collettivi maggiormente rappresentativi.

Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher hanno sottolineato la centralità della contrattazione collettiva, strumento prioritario per far crescere i salari. Hanno chiarito davanti a delegate e delegati che è dalla contrattazione che bisogna partire per definire piattaforme, aprire il confronto e arrivare alla firma di accordi che migliorino le condizioni retributive e normative delle lavoratrici e dei lavoratori. Non hanno nascosto che la parte più complessa comincia adesso, con l’impegno a tradurre in concreto gli impegni dell’Accordo di luglio. “Il Patto rappresenta un punto di partenza, adesso le parti sociali devono essere in grado di mettere in atto azioni concrete, anche in modo innovativo, per migliorare le condizioni di lavoro, favorendo sviluppo e coesione sociale”.

 

Trento, 6 ottobre 2025

 

 

 

 

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