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Potere d’acquisto in calo. Incentivare la contrattazione integrativa

Cgil Cisl Uil: sia dia attuazione agli impegni assunti con il Patto sui Salari

Gli stipendi non tengono il passo con l’aumento dei prezzi. Va male in Italia, ma va peggio in Trentino e in Alto Adige dove l’elevata velocità con cui è cresciuto il costo della vita ha messo in difficoltà un’ampia fascia di famiglie. La fotografia del Geography Index Report dell'Osservatorio Jobpricing purtroppo non è che l’ennesima conferma”. A dirlo sono i segretari di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher che rivendicano di aver sollevato il tema ormai da molto tempo. Una perseveranza che ha prodotto qualche risultato, almeno in termini di impegni. “E’ grazie alla nostra determinazione che si è aperto un confronto con la Provincia e i datori di lavoro sui salari. Confronto, che non senza difficoltà ha portato al Patto dei Salari. E’ chiaro che non è abbastanza, ma è altrettanto chiaro che è un punto di partenza per rivendicare un confronto su azioni concrete. E’ ora di agire”.

Primo step la contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale. “I rinnovi contrattuali, nei tempi giusti, sono un tassello fondamentale nella strategia per proteggere e accrescere la capacità di spesa delle lavoratrici e dei lavoratori. Non sono, però, sufficienti. Le condizioni si migliorano anche grazie alla contrattazione integrativa, strumento utile sia sul piano delle condizioni retributive sia normative”.

E’ su questo punto che Cgil Cisl Uil intendono puntare, aprendo una nuova stagione di contrattazione. “In questi anni c’è stato, soprattutto in alcuni settori, un aumento della redditività. Quella ricchezza prodotta va distribuita anche alle lavoratrici e ai lavoratori, cosa che non è stata fatta o non in modo sufficiente”. Da qui dunque la richiesta di incentivare la contrattazione di secondo livello, anche con misure fiscali selettive, e sostenere la crescita dei settori a più alto valore aggiunto.

Le tre sigle sono consapevoli anche della necessità di agire sulla dinamica dei prezzi attraverso interventi strutturali che chiamano in causa i costi energetici, in Italia nettamente al di sopra di quelli degli altri Paesi europei, le infrastrutture e l’innovazione dei processi produttivi. “Questioni che possono essere affrontate sia a livello locale sia a livello nazionale. Su entrambi i fronti però si nota un certo immobilismo”, concludono.

 

 


Trento, 16 settembre 2025

 

 

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