Il “contrattone” del personale della scuola è poco tutelante
Alla politica chiediamo coraggio e risorse per una revisione radicale. No al make-up
Stamane le OO.SS. erano convocate in APRaN per aprire la trattativa di revisione della parte normativa del “contrattone”, un corposo contratto provinciale di lavoro che abbraccia tutto il personale della scuola – collaboratori scolastici, assistenti di laboratorio, personale amministrativo, insegnanti e coordinatrici pedagogiche dell’infanzia, personale docente della formazione professionale provinciale, assistenti educatori – al netto dei docenti della scuola a carattere statale che invece hanno un contratto a parte agganciato a quello nazionale della scuola, il CCNL. Trattandosi di materia di competenza esclusiva della PAT un profano penserebbe che garantisca condizioni giuridiche almeno ragionevolmente tutelanti ed economiche valorizzanti delle lavoratrici, donne nella stragrande maggioranza. Non è affatto così. Vastità e vetustà del testo, eccessiva articolazione, eterogeneità del personale che coinvolge ne fanno uno strumento poco funzionale, poco tutelante e tutte le amministrazioni hanno ceduto alla tentazione di occuparsene in modo sbrigativo e superficiale rispetto all’attenzione e alle risorse finanziarie che vi andrebbero dedicate. Risultato? Deterioramento della posizione economica e giuridica del personale. Qualche esempio eclatante? E’ questa competenza primaria che ha permesso alla PAT d’introdurre per legge l’undicesimo mese di lavoro, luglio, per le insegnanti dell’infanzia – impensabile nel resto del Paese dove l’infanzia sta nell’unico contratto della scuola che abbraccia tutto il personale - senza peraltro alcuna compensazione economica o normativa e concedendosi, come datore di lavoro, la prerogativa inedita di stabilire d’imperio e unilateralmente tutti i periodi in cui fruire le ferie. E’ il “contrattone” che per le maestre precarie dell’infanzia e gli assistenti educatori annuali non prevede “salvagente” estivo, nessuna giusta retribuzione estiva, cosa prevista invece per i docenti della scuola a carattere statale; i loro contratti terminano a giugno o a luglio con buona pace della parità di trattamento. E’ il “contrattone” che non prevede ricostruzione di carriera per tutto questo personale, tanto che nei casi limite di precariato ventennale (ma molti decennale) e superati gli “anta” da un pezzo, tanti lavoratori a tempo determinato, anche una volta stabilizzati, entreranno con la prima posizione retributiva senza possibilità di recuperare alcunché del lungo precariato e andranno in pensione nelle posizioni retributive più basse. E’ il “contrattone” che non prevede progressioni di carriera automatiche, i cosiddetti “scatti di anzianità”, ma sono riconosciute solo in occasione di rinnovo contrattuale e subordinate alla disponibilità di risorse finanziarie. E’ il contratto che non includendo personale che svolge lo stesso identico lavoro dell’omologo provinciale - vedi gli assistenti educatori delle cooperative, enti privati che applicano condizioni di lavoro molto meno tutelanti per le lavoratrici - favorisce l’esternalizzazione di servizi fondamentali a privati, modalità a cui la PAT ricorre sempre più volentieri. Potremmo andare avanti parecchio. Insomma l’unico contratto sul quale la PAT avrebbe mani libere per competenza è intriso di iniquità, contraddizioni, punti morti e langue in fondo alle priorità della politica. Va migliorato in modo netto con stanziamenti importanti, risorse che la PAT ha in pancia, che ha la possibilità e il dovere di redistribuire a lavoratori e lavoratrici, che sono poi i suoi contribuenti. Tra le molte soluzioni a quanto citato sopra che abbiamo proposto, data l’aria che tira a livello globale e buone probabilità di fiammate inflattive, abbiamo chiesto anche un aggancio automatico delle retribuzioni all’inflazione partendo da una base minima del 3,5% annuo. Da quanto ci è stato prospettato stamattina invece le risorse presenti sul tavolo non basteranno nemmeno per la manutenzione ordinaria. La strada della trattativa si prospetta tutta in salita.
Raffaele Meo – Segretario generale FLC CGIL del Trentino