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Referendum lavoro e cittadinanza. Cinque sì per migliorare libertà e diritti

Si vota domenica 8 e lunedì 9 giugno.

Referendum lavoro e cittadinanza. Cinque sì per migliorare libertà e diritti

Domenica 8 giugno e lunedì 9 giugno si vota per i quattro referendum abrogativi proposti dalla Cgil e per il diritto di cittadinanza per le persone straniere. Obiettivo dei proponenti è ampliare le tutele e le libertà di tutte e tutti i cittadini, rendendo il lavoro più sicuro, più dignitoso e meno precario e per rendere più inclusiva la nostra comunità.

I quattro quesiti sul lavoro riguardano le attuali regole sui licenziamenti illegittimi, la precarietà, la sicurezza sul lavoro.

Con i referendum cittadine e cittadini hanno l’opportunità di scegliere in modo diretto e di incidere in modo concreto sulla vita delle persone migliorandola perché i quesiti vanno nella direzione di estendere i diritti”, ha detto il segretario provinciale della Cgil del Trentino Andrea Grosselli, ricordando anche che i referendum sono un’occasione di confronto e per questa ragione ha fatto appello a tutte le forze politiche di schierarsi sui temi. “Riteniamo importante che nessuno si tiri indietro e che ciascuno esprima legittimante il proprio punto di vista su questi quesiti”.

Anche per questa ragione la Cgil, come ha spiegato il segretario organizzativo Maurizio Zabbeni, è impegnata da qui fino a giugno a promuovere occasioni di confronto e dibattito nei luoghi di lavoro, nelle piazze e durante le diverse manifestazioni.

Sui referendum sono intervenuti anche i presidenti di Anpi Mario Cossali e Arci, Andrea La Malfa. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di andare a votare sia per la cittadinanza sia per i quesiti sul lavoro. Dunque Maja Husejic, attivista per i diritti degli stranieri, ha ribadito. “Il referendum sulla cittadinanza è una battaglia di civiltà”.

 

I quesiti

 

Licenziamenti e reintegro

Il primo quesito vuole eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo. Attualmente, chi è stato assunto prima di questa data può essere reintegrato, mentre chi è stato assunto dopo ha diritto solo a un indennizzo. L’abrogazione del decreto legislativo n. 23/2015 garantirebbe a tutti lo stesso livello di tutela previsto dalla legge Fornero. E’ una modifica ancora necessaria, nonostante gli interventi della Corte Costituzionale, perché la legge Fornero continua a garantire maggiori tutele rispetto al Jobs Act. Con la vittoria del sì tutte le lavoratrici e i lavoratori avranno le stesse tutele indipendentemente dalla data di assunzione, la possibilità di reintegro nei casi di licenziamento disciplinare illegittimo, una maggior tutela nei licenziamenti collettivi e un aumento dell’indennizzo minimo nei casi in cui la reintegra non è prevista.

 

Licenziamenti e risarcimento

Attualmente, nelle piccole imprese (meno di 16 dipendenti), il risarcimento massimo per un licenziamento illegittimo è limitato a 6 mensilità. Il quesito propone di eliminare questo tetto, permettendo ai giudici di calcolare il risarcimento in base al danno effettivo subito dal lavoratore. In questo modo si eviterebbero risarcimenti inadeguati per chi ha subito un danno economico e personale grave, il giudice farebbe una valutazione caso per caso, tenendo conto delle condizioni familiari e della situazione del datore di lavoro. In questo modo, inoltre, si allineerebbe l’Italia alle normative europee, che prevedono un risarcimento integrale.

 

Lavoro precario

Il quesito dedicato a contrastare il lavoro precario mira a reintrodurre l’obbligo per i datori di lavoro di indicare una giustificazione (causale) anche per le assunzioni a termine inferiori a 12 mesi. Con la vittoria del sì si eviterebbe l’abuso dei contratti a termine senza motivazione, proteggendo dunque i lavoratori dal rischio di precarietà continua.

 

Sicurezza sul lavoro

Attualmente in caso di incidenti sul lavoro dovuti a carenze di sicurezza negli appalti, la responsabilità del committente (es. grande azienda) è limitata solo ai rischi "generici" e non a quelli "specifici" dell’appaltatore. Il quesito mira a rendere sempre responsabile il committente, permettendo ai lavoratori e alle loro famiglie di ottenere un risarcimento diretto. Si evita, dunque, che i lavoratori e le loro famiglie restino senza risarcimento in caso di gravi incidenti. Allo stesso tempo si impone ai grandi committenti di vigilare sulla sicurezza nei cantieri e negli appalti e si semplificano le cause legali per ottenere il giusto risarcimento.

 

Cittadinanza

L’obiettivo è modificare le leggi relative all’acquisizione della cittadinanza italiana, rendendo più accessibile la cittadinanza a coloro che, pur vivendo in Italia da lungo tempo, non riescono ad ottenerla per via dei rigidi requisiti attualmente in vigore. Con la vittoria del sì si riduce il periodo di residenza legale continuativa necessario per richiedere la cittadinanza da 10 a 5 anni. E’ importante ricordare inoltre che una volta ottenuta la cittadinanza sarebbe trasmessa automaticamente ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.

Si tratta dunque di un passo avanti importante per molti cittadini di origine straniera che non solo nascono nel nostro Paese ma ci abitano, ci lavorano e contribuiscono alla crescita economica e sociale. L’Italia, infine, si allineerebbe ai maggiori Paesi europei che in questo modo promuovono diritti, tutele e opportunità per tutte e tutti.

 

Trento, 31 marzo 2025

 

 

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