Part time involontario. Spesso non si rispetta la legge
Bozzato (Filcams): oltre a stipendi ridotti molte lavoratrici e lavoratori subiscono turnazioni che cambiano all’ultimo minuto. Così impossibile trovare anche un ulteriore fonte di reddito
Il part time involontario non “condanna” chi lo subisce, molto spesso donne, ad un reddito basso e ad un futuro contributivo incerto. Spesso nasconde anche veri e propri abusi che complicano ulteriormente la vita delle lavoratrici e dei lavoratori con questa tipologia di contratto, mettendoli nelle condizioni di restare lavoratori poveri perché impossibilitati anche a trovare un ulteriore fonte di reddito. La denuncia arriva dalla Filcams Cgil che sta seguendo il caso di alcune dipendenti di un grande colosso della ristorazione che opera in Trentino. Il part time involontario è abbastanza diffuso nel settore dei servizi in appalto.
Il segretario Luigi Bozzato chiarisce subito che non si tratta di casi isolati, ma abbastanza frequenti nell’ambito degli appalti di servizio. “Non sono rari i casi in cui non vengono nemmeno rispettate le disposizioni di legge. Infatti il contratto part time si può considerare legittimo quando nella lettera di assunzione compare lo sviluppo dell'orario nella settimana e l'esatta collocazione degli orari di servizio e dei riposi giorno per giorno per tutte le settimane dell'anno”, spiega il sindacalista.
In buona sostanza si tratta di un orario rigido e proprio questa rigidità dovrebbe garantire al dipendente la possibilità di organizzarsi nelle ore che sa, già all’atto dell’assunzione, di avere libere.
Nei fatti, però, non accade così. “E' frequente imbattersi in situazioni in cui gli orari vengono esposti di settimana in settimana non consentendo alcuna programmazione della propria vita extra-lavorativa, ma anzi peggio ancora, occupando arbitrariamente un ampio arco della giornata in cui alla lavoratrice viene chiesto di rientrare al pomeriggio o di anticipare l'entrata alla mattina o di allungare il turno”, prosegue Bozzato.
Un contratto part time, per legge, si può considerare legittimo quando nella lettera di assunzione compare lo sviluppo dell'orario nella settimana e l'esatta collocazione degli orari di servizio e dei riposi giorno per giorno per tutte le settimane dell'anno. E’ proprio questo che spesso non viene rispettato e le lavoratrici così subiscono cambi d’orario repentini. La condizione di basso reddito in cui si trovano a lavorare le rende chiaramente più deboli.
“Nei fatti si trasforma in modo surrettizio un contratto che prevederebbe una forte rigidità in un contratto "a chiamata" in cui non essendoci un orario questo viene portato a conoscenza della lavoratrice di volta in volta – aggiunge Bozzato -. “Un’applicazione unilaterale e poco ortodossa aggrava e rende pesante la situazione, avendo come ricaduta spesso l'impossibilità di trovare un secondo lavoro part time oppure, peggio ancora, anche le dimissioni della lavoratrice che non può dedicare il tempo necessario alle incombenze familiari. E’ ingiusto e illegittimo”.
Per questa ragione Filcams ha segnalato nelle scorse settimane all’Ispettorato del lavoro alcuni casi e stanno andando per vie legali nel caso di due società della ristorazione che gestiscono appalti pubblici.
Trento, 17 marzo 2025