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Non autosufficienza. No ad una soluzione pagata da tutti i cittadini

Sindacati pensionati: si lavori ad un contributo progressivo che tenga conto delle condizioni economiche. La priorità è che le province autonome investano di più

La discussione sulla costruzione di un fondo per la non autosufficienza è un tema aperto ormai da diversi anni in Trentino-Alto Adige ed oggi è diventato più di attualità non solo per le pressioni demografiche ma anche per le iniziative legislative nazionali sulla cui attuazione a livello locale registriamo un colpevole ritardo. Purtroppo, in questo tempo la politica non ha voluto affrontare con coraggio una questione sotto gli occhi di tutti, ossia l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della domanda di cura riferita alla popolazione anziana in particolare a causa della crescita dei casi di non autosufficienza.
Quello che non può accadere però oggi è che la politica regionale semplifichi il tema e scarichi tutti i costi sulle cittadine e sui cittadini, dopo anni di mancate riforme e di interventi spot. La soluzione non può e non deve essere semplicemente quella di una sorta di assicurazione obbligatoria uguale per tutti finanziata dai cittadini, e quindi anche da pensionate e pensionati. Ricordiamo infatti che le categorie rappresentate dai sindacati - lavoratori dipendenti e pensionati - pagano già le tasse fino all’ultimo centesimo e garantiscono oltre l’80% del gettito Irpef in regione. Su di loro poi gravano in maniera più impattante anche le imposte sui consumi - Iva in primis - visto che le spese per beni di prima necessità incidono molto di più sui bilanci delle famiglie meno benestanti.
Più corretto sarebbe però parlare di un riorientamento delle poste del bilancio della Provincia indirizzando quindi un maggior finanziamento per il settore sanitario e socio-sanitario.
Ecco allora che prima di tutto va individuato, come indicato dal D.P.C.M. del 8/8/1985, il netto confine tra l’intervento sanitario da quello socio-assistenziale andando quindi a stabilire di fatto quanto dovrebbe essere finanziato dal Fondo sanitario provinciale, nel rispetto del diritto individuale della tutela della salute previsto in Costituzione e, solo nei casi in cui si arrivi a disgiungere chiaramente l’intervento sanitario da quello socio-assistenziale allora si possa procedere all’eventuale compartecipazione, collegata però alla gravità della malattia e/o alla disabilità, tenendo in debito conto anche la situazione patrimoniale ed economica dell’interessato.
E’ necessario quindi un ripensamento generale sia sulle rette delle case di riposo sia sugli aiuti alla domiciliarità. Inoltre anche le Province autonome dovranno investire di più sul fronte della prevenzione e dell’assistenza puntando, da una parte, su strumenti di promozione di sani stili di vita e di presa in carico precoce delle patologie in particolare quelle croniche e, dall'altra, sulla qualificazione e sul potenziamento dei servizi socio-sanitari a favore degli anziani e dei non autosufficienti così da favorire la partecipazione al mercato del lavoro in particolare della componente femminile che troppo spesso ancora oggi è costretta farsi carico dei bisogni di cura dei parenti in condizioni di bisogno. In questo senso in Trentino chiediamo da anni che l’assegno di cura sia voucherizzato proprio per creare le condizioni affinché migliori sensibilmente l’offerta di servizi alle famiglie.
Per affrontare un tema così importante per i prossimi trent’anni va quindi aperta una fase di coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, a partire dalle organizzazioni sindacali dei pensionati, coinvolgimento peraltro previsto anche dal nuovo decreto n. 29/2024 in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della legge sulla non autosufficienza. Non basta un tavolo tecnico a produrre una così ampia riforma. Serve ripartire dalle analisi che la Regione aveva approntato nel corso della quindicesima legislatura ed a analizzare quanto stanno già mettendo in atto altri paesi in Europa così da adottare le migliori pratiche e i migliori modelli di integrazione nel campo della prevenzione, dei servizi domiciliari, dell’assistenza socio-sanitaria, anche sfruttando le nuove tecnologie digitali a supporto di operatori, anziani e familiari.

 

Trento, 20 gennaio 2025

 

 

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