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Grave che la crescita della produttività non abbia prodotto un vero recupero del potere d'acquisto

Grosselli (Cgil): è tempo che le imprese trasferiscano la ricchezza su chi l’ha prodotta. La Giunta metta da parte le promesse e agisca per incentivare la contrattazione di secondo livello

 Grave che la crescita della produttività non abbia prodotto un vero recupero del potere d'acquisto

Il Natale non arriva per tutti. Almeno non nello stesso modo. Questo raccontano i dati Istat su valore aggiunto e retribuzioni che mostrano come in Trentino, sia prima che dopo il COVID, la crescita della ricchezza prodotta dalle imprese non si sia tradotta in una pari crescita delle retribuzioni. Tra il 2018 e il 2022 nostro territorio ha visto aumentare il valore aggiunto molto di più delle regioni limitrofe, eppure questo balzo in avanti della produttività non si è tradotto in trasferimento di ricchezza sulle lavoratrici e sui lavoratori, visto che le retribuzioni sono cresciute meno rispetto all’Alto Adige e restano in media più basse di quelle del Nordest. Anzi secondo l’Istat hanno ridotto di molto il loro peso sulla ricchezza prodotta”. Lo afferma il segretario generale della Cgil del Trentino, commentando il raffronto su dati Istat relativi a valore aggiunto e retribuzioni nel periodo tra il 2018 e il 2022. “In questo disallineamento sta una delle ragioni delle basse retribuzioni in Trentino – insiste Grosselli -. E’ incontestabile infatti che l’aumento della ricchezza prodotta sia nel comparto industriale, ma soprattutto in quello dei servizi, si sia tradotto in maggiori guadagni per le imprese. I lavoratori e le lavoratrici, dunque, ci hanno perso due volte. In primo luogo perché sono stati parte centrale di questa crescita del valore aggiunto, ma ne hanno portato a casa solo le briciole. In secondo luogo perché i bassi incrementi salariali si sono polverizzati a fronte di un consistente aumento dell’inflazione. Insomma mentre le onomia cresceva, i lavoratori sono diventati più poveri”.
In questo quadro per il segretario della Cgil del Trentino serve una seria assunzione di responsabilità nella classe imprenditoriale locale. “Le imprese non hanno più alibi: devono mettere da parte la loro avidità e lavorare per una maggiore diffusione della contrattazione integrativa territoriale, soprattutto in quei settori maggiormente frammentati dove ci sono anche i lavoratori più fragili e meno pagati. E’ un atto di responsabilità verso il futuro della nostra comunità. Se non vogliamo un Trentino sempre meno attrattivo e impoverito in termini di capitale umano e competenze”.
In questo scenario, secondo Grosselli, anche la Provincia deve fare la propria parte. “Buone intenzioni e promesse hanno fatto il loro tempo. La Giunta provinciale continua a procrastinare le scelte. Deve invece intervenire in modo concreto sul piano delle politiche industriali, sulla selettività degli incentivi e sulla promozione della contrattazione. Anche la legge di stabilità appena approvata, nel concreto, non fa nessun passo avanti in queste direzioni. Crediamo invece che sia giunto il tempo che l’Esecutivo superi i veti interni e apra una nuova stagione di dialogo con le parti sociali per negoziare misure concrete ed efficaci per risolvere l’emergenza salariale. Non si possono continuare a prendere in giro lavoratrici e lavoratori”, conclude il segretario generale.

Trento, 23 dicembre 2024

 

 

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