Retribuzioni. Cala il potere d'acquisto, urgenti misure strutturali
Alla vigilia del confronto al Tavolo provinciale Cgil Cisl Uil invocano misure concrete: grave che pur aumentando l’occupazione cali la capacità di spesa delle lavoratrici e dei lavoratori
I trentini lavorano di più eppure sono più poveri. E’ questa in estrema sintesi l’immagine che restituiscono i dati sulle retribuzioni dell’Inps. “L’aumento delle retribuzioni registrato nel 2023 sul 2022 non solo non colma il divario con i territori vicini, dove le buste paga a parità di qualifica sono più alte, ma non recupera nemmeno la perdita del potere d’acquisto visto che la capacità di spesa è stata ampiamente ridotto dalla crescita dei prezzi, in particolare per la spesa alimentare e le utenze domestiche, voci assolutamente non comprimibili nei bilanci familiari”, commentano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino alla vigilia del confronto al Tavolo provinciale sulle retribuzioni. “I dati Inps confermano quello che diciamo da sempre. Ad un anno dalla presa d’atto da parte della Giunta provinciale di un’emergenza salariale in Trentino e alla meritoria iniziativa di aprire un tavolo con le parti sociali, non vorremmo quindi che le nostre attese venissero totalmente deluse. Ci attendiamo di vedere quanto emergerà dal confronto e se il presidente Fugatti accoglierà le proposte avanzate dalle nostre organizzazioni negli scorsi mesi. Certo è che quelle premesse di confronto sono state, almeno da parte nostra, deluse nel metodo. Ci aspettiamo almeno risposte nel merito”.
Sui contenuti Cgil Cisl Uil hanno le idee sufficientemente chiare. Le tre sigle chiedono misure urgenti, di tipo strutturale e non più rinviabili. “Serve una reale presa d’atto che il Trentino ha retribuzioni più basse non solo dell’Alto Adige, ma di tutto il nord Italia con livelli di costo della vita che invece sono in media più alti – insistono i tre segretari -. Una differenza importante tra gli operai, che diventa ancora più marcata tra le figure di impiegati. Quel ceto medio che la Giunta non sta aiutando nemmeno sul piano delle misure di sostegno ostinandosi a non indicizzare l'Icef all’inflazione”.
Per Cgil Cisl Uil del Trentino è necessaria “l’istituzione di un osservatorio per monitorare e se possibile calmierare i prezzi dei beni alimentari e di consumo primario oltre ai costi di affitto. Anche gli imprenditori devo fare la loro parte nella qualificazione delle offerte di lavoro. Serve unità di intenti per far crescere di pari passo l’economia del territorio e le retribuzioni di chi contribuisce a questa crescita. Serve investire di più nella coesione sociale, vero valore aggiunto della nostra autonomia, e per farlo serve un’azione responsabile da parte di tutti”.
Sulle basse retribuzioni incide anche la bassa qualità della domanda di lavoro delle imprese. Si cerca prevalentemente personale non qualificato, dunque che ha bassi inquadramenti e di conseguenza basse retribuzioni.
Il sindacato chiede, allora, misure urgenti, straordinarie e strutturali che non possono essere rimandate. “La Giunta deve compiere scelte coraggiose, anche correndo il rischio di scontentare qualcuno. Qui si discute del modello di sviluppo che si vuole realizzare”, incalzano Grosselli, Bezzi e Alotti che sollecitano la definizione di politiche industriali che aumentino il tasso di innovazione del sistema produttivo locale e con esso la qualità e la stabilità dell'occupazione. “Serve cioè puntare di più sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo e spingere il settore industriale verso produzioni high tech e a più alto valore aggiunto, qualificando così anche i servizi alle imprese più avanzati”. Farlo non è impossibile, è una questione di scelte politiche. “Il primo passo per riorientare il modello di sviluppo sarebbe quello di incentivare, attraverso meccanismi selettivi, gli investimenti per agevolare la transizione digitale, tecnologica e ambientale. Contributi per tutti, anche per quei settori che non solo non creano innovazione, ma sono caratterizzati anche da una domanda di lavoro di bassa qualità, spesso stagionale, equivale a rinunciare ad un vero effetto moltiplicatore sul nostro Pil dei contributi pubblici. In sintesi meno ricchezza per tutti”.
Trento, 6 dicembre 2024