Sanità. Occorrono investimenti seri e un piano di fabbisogni del personale adeguato ai nuovi bisogni
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“L’incontro di questa mattina con l’Azienda conferma la necessità di interventi strutturali sul versante occupazionale: la carenza di personale e i continui pensionamenti non potranno che aggravare le condizioni di lavoro e il disagio per chi ha bisogno di cura. Occorrono investimenti seri e un piano di fabbisogni del personale adeguato ai nuovi bisogni della popolazione”, così Luigi Diaspro, Marco Cont e Marco Mossolin della Funzione Pubblica Cgil del Trentino in relazione all’accorpamento delle chirurgie specialistica e generale dell’Ospedale di Rovereto e alla riduzione di 12 posti letto in chirurgia e 4 in malattie infettive.
Sebbene l’Azienda abbia più volte sottolineato la temporaneità della misura, che andrà in vigore dal 1 dicembre, è risultato evidente il rischio che diventi invece a lungo termine, se solo si considerano i numeri che ci sono stati forniti per l’Ospedale di Rovereto: entro la fine dell’anno saranno 13 gli infermieri in meno rispetto all’anno precedente e, nel solo primo bimestre del 2025, ci saranno ulteriori 7 pensionamenti, per un totale quindi di meno 20 infermieri rispetto al 2023.
Di fronte a questa prospettiva è a rischio la tenuta stessa dei servizi presso l’Ospedale di Rovereto, ma la carenza degli infermieri – per stare a questa sola categoria di personale – impatta sull’intero sistema sanitario provinciale, anche in relazione ai fabbisogni per l’attivazione delle Case di Comunità nel 2026 che, complessivamente, determineranno un’esigenza di 200 – 300 infermieri in più che la scuola di formazione provinciale non riuscirà a colmare, come ci ha confermato lo stesso Direttore Generale Ferro.
Ma la soluzione in campo di reperire personale all’estero come convenuto, si dice, anche con gli Ordini Professionali, non ci convince. La strada maestra deve essere quella di valorizzare in modo tangibile il ruolo e la professionalità del personale che assicura la salute sul territorio, sia a livello economico che a livello professionale, a partire dal mettere risorse vere per la revisione del sistema di classificazione e dell’ordinamento professionale. In tal senso, la preannunciata indagine comparativa sui livelli salariali provinciali e quelli del resto d’Italia che risulterebbe a vantaggio del personale trentino, risulta del tutto parziale se non approfondita con ulteriori elementi quali le risorse aggiuntive messe sul comparto sanità dalle altre regioni autonome a partire dall’Alto Adige, che colpevolmente viene ritenuto non comparabile, e con i paesi del nord Europa verso cui guardano i nostri professionisti.
“Bene invece la condivisione della necessità di equiparare i livelli retributivi e normativi dei contratti sanità e autonomie locali, per assicurare a tutte le categorie di personale che operano nel sistema socio sanitario provinciale pari condizioni contrattuali, compreso il personale della Case di Riposo e quello amministrativo. Bisogna invece insistere perché ci siano risorse aggiuntive per il recupero del potere d’acquisto perso nel triennio 22/24 a fronte del quale sono stanziate risorse pari alla metà dell’inflazione. Sono queste le vere ragioni della poca attrattività della professione pubblica e della carenza del personale che porta a dover chiudere reparti e a limitare la risposta ai bisogni di salute sul territorio”, concludono i sindacalisti.
Trento, 31 ottobre 2024