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Impianti a fune. Investire sulla qualità del lavoro e dell’offerta turistica

Confronto promosso dalla Filt Cgil sul futuro degli impianti di risalita in un contesto turistico e ambientale in cambiamento

Impianti a fune. Investire sulla qualità del lavoro e dell’offerta turistica

Dovrà essere la qualità la carta da giocare per garantire un futuro certo al comparto degli impianti a fune. Qualità del lavoro, qualità dell’offerta turistica e, necessariamente, qualità delle scelte di investimento e sviluppo che dovranno essere ambientalmente sostenibili. Se ne è discusso oggi pomeriggio nell’ambito dell’incontro promosso dalla Filt Cgil del Trentino, la categoria che rappresenta anche gli addetti degli impianti di risalita.

Ad aprire il confronto il segretario provinciale Franco Pinna che ha posto l’accento sulla capacità di ripresa che ha dimostrato il comparto dopo il biennio buio del Covid. “Dopo la pandemia abbiamo assistito ad un notevole incremento di arrivi e presenze in montagna. Lo stesso cambiamento climatico ha spinto sulle Alpi, e dunque, anche nelle nostre località, turisti che prima frequentavamo i comprensori del centro Italia in difficoltà per le temperature più alte. Ma quanto durerà? Gli effetti del riscaldamento avranno conseguenze anche sul nostro territorio, dobbiamo dunque interrogarci su come gestire e mitigare l’impatto sull’occupazione e in generale sull’economia di intere valli che oggi devono il loro benessere al turismo soprattutto invernale”, ha detto Pinna.

Un interrogativo a cui ha cercato di dare risposta il professor Michele Andreaus, docente di Economia aziendale al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, che ha sottolineato come l’economia trentina stia vivendo una fase di rallentamento determinata da diverse criticità quale la bassa produttività, la carenza di manodopera, l’innovazione tecnologica e il basso valore aggiunto del lavoro. Tutte sfide che insieme al cambiamento climatico le imprese più grandi e strutturate sono in grado di gestire. Maggiori saranno le difficoltà di quelle piccole e piccolissime, comunque la maggioranza del tessuto economico provinciale. Un ragionamento che vale per tutti i settori, ma soprattutto per il turismo le cui aziende sono per lo più di dimensione ridotta. Dunque il focus sulle società funiviarie. Il cambiamento climatico – ha spiegato l’economista - renderà più complesso e sicuramente più costoso sciare: nel medio periodo lo sci come intendiamo noi si concentrerà su alcune aree già oggi strutturalmente vocate sci. In questo quadro saranno i i comprensori più grandi e nelle aree a maggiore vocazione che saranno strutturate, finanziariamente e organizzativamente, per gestire il cambiamento. Questo impone di conseguenza di ripensare il modello di sviluppo per comprensori più piccoli, a quote più basse, se non si vuole che quei territori si impoveriscano.

 

Cristian Gasperi, vicepresidente di Anef, si è soffermato invece sul valore economico ed occupazionale del settore, chiarendo che è un settore trainante del turismo e dell’intera economia trentina, ma deve essere in grado di garantire occupazione e sostenibilità ambientale. Dunque è essenziale dare continuità agli investimenti per innovazione impianti e sistemi innevamento, per garantire un’elevata qualità delle piste piste e sufficiente garanzia di neve. Ha dunque ricordato alcuni numeri: in Trentino operano 30 società per un totale di 229 impianti. Il comparto genera un indotto pari a 165 milioni euro e i ricavi da skipass si attestano a 1,2 miliardi euro. Ammonta a 50 milioni di euro il valore retribuzione versato ai lavoratori.

Gasperi ha sottolineato a più riprese l’attenzione alla sostenibilità ambientale, soffermandosi anche sulla richiesta di ampliare le aree sciabili. Dunque la questione dell’allungamento della stagione per favorire anche periodi lavorativi più lunghi e una minore pressione turistica nei momenti di picco a danno anche della tenuta ambientale. Dal suo punto di vista estendere le stagioni è un percorso inevitabile perché l’inverno durerà meno. Ha invocato però un’azione in questa direzione per tutta la filiera turistica.

 

Su occupazione e qualità del lavoro, infine, è intervenuto Daniele Fuligni della segreteria nazionale della Filt impegnato sul tavolo per il rinnovo del contratto nazionale. Il sindacalista ha affermato che il comparto oggi è molto attrattivo per i turisti, meno per i lavoratori, a cui sono richieste sempre maggiori competenze e professionalità a fronte di un lavoro che resta molto usurante e operato in condizioni climatiche estreme. Negli anni – ha fatto notare - è cresciuta la tecnologia e la complessità per preparare in modo ottimale le piste da sci. Sono richieste più formazione e specializzazione che richiedono un rafforzamento degli investimenti non solo su macchinari e impianti, ma anche sul personale. Una necessità che si scontra con una crescente difficoltà nel reperire manodopera legata a mancata crescita demografica, ma anche mancata appetibilità del mondo del lavoro legato aspetto economico. Indispensabile dunque che il contratto traghetti il settore verso una crescita di qualità dell’occupazione che non può prescindere da un aumento delle retribuzioni e da migliori condizioni di lavoro sul piano della conciliazione.

 

Trento, 16 settembre 2024

 

 

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