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Autonomie locali e Ricerca. Fp Cgil non firma gli accordi sugli arretrati 2022-23

“Nessun recupero del potere d’acquisto. A fronte di una perdita del 15,4% la Provincia mette sul piatto appena il 7,9%. Non è così che si affronta l’emergenza bassi salari”

Leggiamo di continuo dell'arrivo di centinaia di milioni per i contratti pubblici e che i dipendenti diventano improvvisamente ricchi, ma purtroppo non è così. Il 22/23 si chiude ben al di sotto degli indici IPCA del 6% e del 6,9% registrati nel biennio, e quindi aumenta la perdita di potere d’acquisto subita dalle lavoratrici e dai lavoratori”. Lo afferma il segretario della Funzione Pubblica Cgil Luigi Diaspro spiegando perché oggi, all’incontro in Apran per la firma degli accordi per gli arretrati 22/23, la sigla di Via Muredei non ha sottoscritto l’intesa. “Basta guardare la realtà: c’è una perdita secca complessiva sul triennio di almeno del 7,5 punti percentuali a fronte del 15,4% di inflazione”.
Si possono fare mille alchimie e racconti mirabolanti, ma al dunque la verità ha la testa dura e i crudi numeri ci dicono che si sta operando in direzione ostinata e contraria rispetto a quello che si professa: non si rafforzano i salari e il divario col resto del Paese e col vicino Alto Adige (dove si sta ragionando su un aumento sul triennio di almeno il 12% sui soli tabellari) continua a crescere. La logica del meglio poco che niente continua ad alimentare la spirale che ci ha spinto agli ultimi posti in Europa per livelli salariali.
“Occorrerebbe maggiore coerenza, da parte di tutti, quando si parla di voler mettere al centro il tema del lavoro e dei bassi salari: spostare le risorse sul 25/27 è stato il classico gioco delle tre carte. Sfidiamo quindi la Giunta quantomeno a tenere fede agli impegni assunti con le preintese tecniche – firmate anche dalla Fp Cgil – poi confluite nel Protocollo, che devono rappresentare significativi punti di avanzamento nei vari settori. Occorre aprire urgentemente i tavoli negoziali per la revisione degli ordinamenti professionali, l’armonizzazione dei contratti dei comparti pubblici trentini, la maggior tutela dei tempi di conciliazione vita – lavoro e la revisione delle parti normo giuridiche dei contratti, come da noi richiesto da anni.
All’acuirsi della perdita del potere d’acquisto dei salari conseguente a questi accordi, vogliamo opporre un serio processo di riqualificazione e innovazione del sistema pubblico trentino, con la valorizzazione professionale ed economica degli addetti: basta atteggiamenti ambigui ed ondivaghi che bloccano i tavoli, basta privilegiare interessi particolari, si diano risposte concrete e non pannicelli caldi”, conclude Diaspro.

 

Trento, 3 settembre 2024

 

 

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