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Crisi demografica. Servono misure condivise e di lungo termine

La bassa natalità è anche una questione economica. Non si inverte la rotta con bonus e misure finalizzate al consenso immediato

Crisi demografica. Servono misure condivise e di lungo termine

La crisi demografica riguarda il futuro delle nostre comunità ma è anche una questione economica.
La Camera di Commercio di Bolzano ha fatto i conti: bassa natalità e invecchiamento ridurranno
del 13,6% il benessere degli altoatesini. Se la politica segue il ritmo dei secondi e l’economia
quello dei minuti, la demografia si muove con la lancetta delle ore: quello che facciamo oggi - o
che non facciamo o facciamo male - avrà ripercussioni per anni.
Ecco perché il sindacato trentino lancia l’allarme da diverso tempo e invoca misure di largo respiro.
Bonus e slogan non possono funzionare perché i cambiamenti demografici sono complessi e lenti
e non si piegano alle necessità di consenso a breve termine della politica. Al Trentino allora
servono soluzioni condivise, stabili, integrate e soprattutto non ideologiche. Adottare un nuovo
metodo di lavoro è forse la scelta decisiva per vincere questa sfida.
Da questo punto di vista è positivo che la Giunta provinciale voglia coinvolgere esperti
dell’Università di Trento. Ma non basta. Il coinvolgimento di studiosi deve essere strutturale,
permanente nel tempo e deve riguardare discipline diverse perché le singole politiche - quelle per i giovani, per l’occupazione femminile, per l’economia e i redditi, per il sostegno alla genitorialità, per il welfare familiare - vanno integrate le une con le altre. Vanno poi coinvolte le parti economiche e sociali, le associazioni familiari, il mondo della scuola e gli enti locali che debbono trasferire nella propria attività quotidiana azioni coerenti con gli obiettivi e le politiche condivise con gli esperti.
Infine la politica deve smetterla di pensare di far campagna elettorale sugli interventi per le
famiglie. Tanto è una scommessa persa dal punto di vista del consenso a breve termine perché i
risultati delle buone politiche adottate oggi si vedranno tra tre o quattro lustri e non è detto che chi governa oggi sarà al governo anche allora. A meno che non si voglia solo distribuire qualche ricca mancetta. Ma appunto questa non sarà mai una soluzione al problema della natalità. Quindi è meglio che il metodo bipartisan unisca maggioranza e opposizione di oggi in un dialogo molto
pragmatico tra destra, centro e sinistra. Ciò tra l’altro impedirebbe una volta per tutte di guardare alle azioni per invertire la tendenza all’inverno demografico con le lenti dell’ideologia.
Serve quindi dar vita ad una commissione permanente a livello provinciale che coinvolga tutti gli
attori. Così hanno fatto i paesi che si sono posti il problema denatalità e invecchiamento della
popolazione ben prima di noi. E sono proprio questi paesi, pur in un quadro di peggioramento dei
tassi di fertilità, ad avere oggi condizioni migliori del Trentino.
Nel merito delle scelte da adottare, non c’è una soluzione miracolosa. Non sarà un ricco bonus
esteso alla nascita del primo figlio a fare la differenza se i giovani continueranno ad avere impieghi precari, le donne subiranno ancora gli effetti di gap salariali e per le famiglie l’accesso a beni primari come la casa resterà quasi un lusso. Non sarà la sostituzione di trasferimenti monetari con servizi se la platea dei beneficiari dell'Assegno unico sarà sempre la stessa anche perché già oggi le donne sono attive sul mercato del lavoro come nella media europea. Non sarà utile neppure continuare ad escludere il tema dell’integrazione dei cittadini stranieri che, negli anni passati, hanno sostenuto i tassi di natalità molto più delle coppie trentine, come confermano tutti i dati disponibili. Sappiamo che dovremo investire più risorse come Trentino ma soprattutto che dovremo fare scelte lungimiranti ed integrate.
Ecco allora che un metodo fortemente partecipativo e guidato da esperti scientifici davvero credibili può permettere all’Autonomia di superare visioni parziali per adottare finalmente politiche di lungo periodo che, passo dopo passo, permettano a tutti di realizzare i propri progetti familiari e di vita e con questo sostenere lo sviluppo della nostra terra.

 

 

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