Contratti pubblici ‘22-’24. La Giunta impoverisce lavoratrici e lavoratori
Cgil, Fp e Flc: “Il rinnovo non consente il recupero del potere d’acquisto. L’emergenza salariale si affronti nei fatti. Ad oggi solo parole”
Il rinnovo del contratto del pubblico impiego e della scuola per il triennio 2022/2024 rende lavoratrici e lavoratori più poveri perché, di fatto, certifica una perdita del potere d’acquisto dei salari dei pubblici dipendenti trentini dell’8% rispetto al solo indice Ipca.
Cgil insieme alle categorie del comparto pubblico, sanità e scuola, Fp e Flc, lo ha ribadito questa mattina in piazza Dante, mentre il Consiglio provinciale discuteva l’assestamento di bilancio.
Per Via Muredei il 7,88% definitivo a regime sul triennio 22/24 è del tutto insufficiente per il recupero dell’inflazione che nel medesimo periodo ha falcidiato salari e pensioni e ridotto ulteriormente il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici trentini, che hanno perso una mensilità in un anno.
E i conti non tornano neppure se si sommano impropriamente le risorse destinate a welfare ed accessorio - non fisse e non continuative, non per tutti i lavoratori e non pensionabili - per dichiarare che si aumentano i salari pubblici del 10%.
Il solo indice IPCA è pari, infatti, al 15,4%. Si lasciano quindi sul tavolo dai 6 agli 8 punti, e parliamo di sola IPCA e non dell’inflazione reale ben più alta.
Pur ribadendo, dunque, che la scelta di finanziare il nuovo triennio 25/27 è un fatto positivo, Cgil, Fp e Flc ancora una volta sottolineano che questo passo in avanti non può avvenire a discapito del pregresso 22/24.
Nel 2024 Istat ha certificato che i prezzi dei beni alimentari sono aumentati di oltre il 26% rispetto al 2019, abitazioni ed utenze del 27% e i trasporti del 16%. Tra il 2019 e il 2022 le retribuzioni medie annue dei lavoratori dipendenti del settore privato in Trentino, invece, sono cresciute appena del 3,3%, contro il 5,2% dell'Alto Adige. Il differenziale con le retribuzioni medie della provincia di Bolzano è del 16%, mentre nel Nordest i lavoratori dipendenti oggi in media guadagnano ogni anno l'11,2% in più rispetto ai lavoratori trentini.
Quella dei salari è dunque la vera emergenza del Trentino. L'alta inflazione di questi anni e le asfittiche dinamiche salariali hanno determinato un impoverimento reale delle famiglie trentine. Per questo di fronte ad una legge di assestamento provinciale che muove più di un miliardo di euro, l'assenza degli stanziamenti necessari per rafforzare il potere d'acquisto dei salari di chi lavora non è accettabile.
Purtroppo, però, la Giunta Fugatti preferisce le parole ai fatti e invece che valorizzare il sistema pubblico, anche attraverso le professionalità che ogni giorno lo portano avanti, persevera nella logica di indebolirlo, partendo proprio dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Gli effetti di questa strategia sono sotto gli occhi di tutti: liste d’attesa che mettono a rischio la tutela del bene salute, proliferazione del privato, carenze di posti nelle case di riposo, personale insufficiente nei comuni, carenza di organico e precariato nella scuola etc.. Tutti temi che necessitano di interventi che non possono prescindere dall’adeguare le retribuzioni ed il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici trentini, per mettere in sicurezza un comparto in forte sofferenza, con carenze di personale a tutti i livelli e grave rischio per la tenuta e la garanzia dei servizi fondamentali per i cittadini. Il fenomeno delle dimissioni e dei bandi deserti deve essere affrontato efficacemente a partire dalla parità retributiva con gli altri territori, la revisione degli ordinamenti e la riqualificazione professionale, l’armonizzazione contrattuale tra tutti i comparti per attenuare il fenomeno della mobilità interna.
Con questa scelta la giunta Fugatti, dunque, in qualità di maggior datore di lavoro del Trentino, dà un segnale chiaro al mondo del lavoro privato, di profonda incoerenza rispetto ad un problema che a parole dichiara di voler affrontare con le parti sociali e che invece, al dunque, contribuisce ad alimentare in modo irreversibile.
Trento, 19 luglio 2024