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Lavoro. Nei primi quattro mesi dell’anno assunzioni in frenata

Grosselli (Cgil): preoccupa il calo del lavoro stabile, anche tra i giovani, e il rallentamento nell’industria

 



L’occupazione trentina rallenta. Ad aprile le assunzioni sono scese del 7.6% secondo il report di Agenzia del Lavoro, pari a 900 unità. Il calo più marcato riguarda i pubblici esercizi, sicuramente anche per la Pasqua caduta quest’anno a fine marzo. A far riflettere è, però, il dato sui primi quattro mesi dell’anno: tra gennaio ed aprile il numero di nuove assunzioni si è ridotto del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il ridimensionamento più significativo per numero di occupati e percentuale è l’industria in senso stretto dove, di fatto, si perdono in quattro mesi 465 nuovi contratti, pari al -10.7%.
Anche nei servizi alle imprese il calo è significativo e raggiunge nei primi quattro mesi dell’anno il -4,7%.

Si riducono le assunzioni e corrono più veloci le cessazioni, il saldo occupazionale dunque è negativo. E’ particolarmente significativa la contrazione dell’occupazione stabile. Calano i contratti a tempo indeterminato (-4.4% tra gennaio e aprile), dell’apprendistato, dunque, occupazione stabile per i giovani (-14.3%) e le trasformazioni dei contratti temporanei a tempo indeterminato (-13.8%).

“Questi dati vanno letti come un campanello d’allarme da non sottovalutare. Se è vero che il mercato del lavoro trentino tiene e il livello di disoccupazione è contenuto, è altrettanto vero che ci sono dei segnali di preoccupazione. Cogliamo in particolare il rallentamento dell’industria, che si conferma di mese in mese, e anche il calo del lavoro stabile. Dunque oltre ad un problema di numeri abbiamo un problema di qualità dell’occupazione che si lega a filo doppio con un problema di retribuzioni. Il lavoro cala nei settori dove è remunerato meglio e aumenta il lavoro precario, per definizione meno pagato”, commenta il segretario provinciale della Cgil Andrea Grosselli che insiste ancora una volta sulla necessità di cambiare le politiche industriali e le misure di sostegno alle imprese. “Fino a quando si continueranno a finanziare alla stessa maniera e senza una vera selettività imprese che aumentano il proprio valore aggiunto grazie allo sviluppo di nuovi processi e nuove tecnologie e imprese che hanno scarsi investimenti e bassa propensione all'innovazione, finché si privilegeranno i contributi verso le micro imprese, finché si sprecheranno 80 milioni di euro l'anno in sgravi Irap a pioggia, il nostro tessuto economico non recupererà produttività rischiando di diventare marginale rispetto allo sviluppo del sistema industriale europeo. Ne consegue che, come ormai abbiamo appreso a tutti i tavoli di confronto, le retribuzioni difficilmente aumenteranno il proprio potere d'acquisto come nel nord Europa e si continuerà a non attrarre manodopera qualificata, alimentando un circolo vizioso che imbriglia la crescita del Trentino”, conclude Grosselli.

 

 

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