Salari. Oltre le parole servono fatti
I sindacati disponibili ad un patto per rilanciare le retribuzioni. “Tutti però devono fare la loro parte. Si superi la logica dei contributi a pioggia. Dobbiamo essere ambiziosi”
In Trentino i salari sono mediamente più bassi rispetto all’Alto Adige e al nordest. Un gap che crescere all’aumentare delle professionalità. Per i sindacati non si tratta di una novità perché da anni parlano di emergenza salariale e hanno ripetutamente sollecitato un patto per trovare soluzioni condivise all’emergenza retributiva che puntino alla crescita economica. Oggi a questa stessa consapevolezza arriva anche la Giunta provinciale, che mette la questione salariale in cima alle priorità di legislatura.
“Ne prendiamo atto e siamo pronti a fare la nostra parte. Ci aspettiamo però concretezza. Crediamo anche che tutti, imprenditori compresi, debbano avere piena consapevolezza di questo problema, senza cercare scorciatoie né giustificazioni. Oggi in Trentino una buona parte di lavoratrici e lavoratori hanno contratti scaduti, quindi retribuzioni ferme, mentre il costo della vita è cresciuto a doppia cifra”. E non solo: salari più bassi si associano ad un costo della vita che è superiore alla media nazionale.
I sindacati chiedono alla Provincia e imprese di alzare lo sguardo ed essere ambiziosi. “Basta limitarsi a guardare la realtà italiana e allinearsi alla media nazionale. Il Trentino deve puntare ad eguagliare le esperienze dei Paesi europei più avanzati. L’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti negli ultimi trent’anni. Senza un’inversione di rotta il Trentino rischia il declino”
Cgil Cisl Uil ritengono fondamentale, dunque, puntare su giovani e donne che più di tutti subiscono gli effetti della precarietà. Il Trentino infatti resta anche nel 2022 il territorio con più lavoratori occupati a termine, riducendo così le retribuzioni complessive.
Allo stesso tempo chiedono un di più di responsabilità alle imprese che in questi anni hanno beneficiato di sostegni pubblici e sgravi fiscali, ma non hanno sostenuto, attraverso investimenti, la crescita di produttività e salari. Serve dunque un cambio di passo anche nelle politiche industriali che devono essere finalizzate all’innovazione e alle crescita, superando la logica dei contributi a pioggia, a cominciare dagli sgravi Irap. (foto Ufficio stampa PAT)
Trento, 30 maggio 2024