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Giovani. “Emergenza per il Trentino, ma l’assessorato non sembra accorgersene”

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La situazione dei giovani in Trentino sta diventando una vera e propria emergenza, tra alto numero di Neet e aumento di laureati che abbandonano la nostra provincia. L’unica che non sembra accorgersene è la titolare della competenza sulle politiche giovanili. Tre mesi fa scrivemmo ai tre assessori competenti Gerosa, Marchiori e Spinelli per affrontare i nodi giovani, casa e famiglie anche alla luce del costante processo di denatalità che caratterizza il Trentino.
Da allora si è aperto formalmente il confronto con l’assessore Marchiori sulle politiche abitative grazie al varo del Comitato provinciale sulla condizione abitativa, mentre abbiamo avuto precise rassicurazioni dall’assessore Spinelli che, nelle prossime settimane, si avvierà un’analisi congiunta sull’assegno unico per qualificare lo strumento anche in ottica di un maggiore sostegno dell’occupazione femminile e alle famiglie con figli minori. L’unica che non ha mai risposto al nostro appello è stata fino ad oggi la vicepresidente Gerosa.
Eppure i dati sono allarmanti. Rispetto a dieci anni fa oggi mancano all’appello ben 7.500 bambini e ragazzi tra 0 e 15 anni a causa della denatalità, mentre i dati sui Neet, secondo l’Istat, restano stabili rispetto al 2020 a quota 13mila, con la concentrazione più alta tra i 18 e 29 anni dove i giovani che non risultano né in formazione, né al lavoro sono circa 9mila. In più c’è il dato della dispersione scolastica che, secondo una recente indagine di Ispat e Irvapp, prova come il livello massimo di drop-out si registri proprio nella formazione professionale che l’assessora Gerosa vuole riformare. Nel sistema di istruzione e formazione professionale provinciale gli abbandoni senza aver conseguito una qualifica o il diploma risultano pari infatti al 24,1% contro, per esempio, l’8,3% degli istituti tecnici. Forse prima di lanciarsi in ipotesi di riforma della formazione professionale bisognerebbe partire da questi dati, favorendo in particolare l’inclusione dei giovani stranieri di seconda generazione che, più di altri, rischiano di non essere messi in grado di concludere positivamente il percorso di studi e raggiungere i più alti gradi di istruzione.
Da questo punto di vista, il documento finale degli Stati Generali del Lavoro aveva avanzato proposte specifiche sull’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, superando forme di stage e tirocini impropri per gli studenti qualificati e diplomati, e prospettando interventi strutturali per ridurre il fenomeno dei Neet in modo tale da avere una presa in carico precoce che possa beneficiare tutti i giovani in difficoltà, non solo una ristretta minoranza. Ma, a due anni di distanza, nulla di tutto ciò è stato ancora attuato.
C’è poi il tema delle retribuzioni dei tanti giovani che in Trentino lavorano. Si tratta secondo l’Inps di ben 43mila giovani tra i 15 e i 34 anni. Oltre al tema della precarietà, c’è un persistente gap retributivo con l’Alto Adige. In media parliamo di circa 4-5mila euro lordi all’anno in meno, pari a quasi il 20% della retribuzione annua lorda.
Su questa emergenza, di cui un anno fa avemmo modo di parlare direttamente con l’allora candidata alla presidenza della Provincia in un incontro richiestoci dalla stessa esponente politica di Fratelli d’Italia, oggi assistiamo a un pericoloso silenzio da parte dell’assessora Gerosa. Silenzio ancor più grave visto che le competenze del suo assessorato restano centrali per il destino di migliaia di giovani trentini.

Trento, 24 marzo 2024

 

 

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