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Giornata mondiale contro le aggressioni agli operatori socio sanitari

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Sono state 35 le aggressioni a personale sanitario e socio assistenziale nel 2022 in Trentino. La maggior parte delle volte hanno riguardato donne, 27 casi. I dati sono stati resi disponibili da Inail. Questi episodi non sono più casi isolati; si tratta di un fenomeno che si sta estendendo anche in Trentino, caratterizzato da aggressioni verbali, minacce, insulti, spintoni e a volte vera e propria violenza fisica contro medici, infermieri e operatori sanitari. La preoccupazione è alta. La priorità è garantire massima sicurezza e ripristinare un clima di serenità al personale, con particolare attenzione ai luoghi più a rischio quali pronto soccorso, guardie mediche, servizi territoriali.

Per questo chiediamo all'Azienda Sanitaria e alla Giunta Provinciale di mettere in campo tutte le misure necessarie per evitare che questo fenomeno si estenda ulteriormente, ascoltando il personale e confrontandosi col Sindacato ed investendo maggiormente sulla sicurezza: mai vorremmo assistere di nuovo ad una tragedia come quella di Barbara Capovani a Pisa lo scorso anno.

Occorre fare un'analisi attenta dei fattori di maggior rischio, tra cui quelli organizzativi, sociali e di contesto economico per porre in atto efficaci misure di prevenzione. Valutare la tipologia di utenza, l’ubicazione e le dimensioni della struttura ed il lavoro in solitaria. Il Ministero della Salute sin dal 2007 ha emanato una Raccomandazione con cui forniva indicazioni su come prevenirli, con priorità per le attività considerate a più alto rischio, come le aree di emergenza, i servizi psichiatrici, quelli per le tossicodipendenze, di continuità assistenziale e di geriatria e, successivamente, la legge n. 113/2020 ha previsto, oltre all’inasprimento delle pene per i responsabili di aggressioni, iniziative di informazione e protocolli operativi con le forze dell'ordine per garantire interventi tempestivi.

Rafforzare ed estendere anche presso le periferie i presidi di vigilanza e forze dell’ordine dunque: attualmente i pronto soccorso degli ospedali periferici ne sono sprovvisti e vi è solo un sistema di collegamento col personale del 118.

Sarebbe sbagliato non fare i conti anche con un crescente clima di esasperazione dei cittadini per risposte che tardano ad arrivare (liste d’attesa) o l’insufficienza dei servizi territoriali e di prime cure che comportano un ingolfamento dei presidi ospedalieri e delle guardie mediche, soprattutto nelle ore notturne e festive. Sono proprio questi i luoghi e e gli orari a più alto rischio. Per questo, anche quando si parla di sicurezza e di contrasto alle aggressioni, non si può non parlare ancora una volta di carenza di personale e della necessità e urgenza di implementare il modello di integrazione socio sanitaria e della medicina territoriale e di rete, che si realizza non con formule vuote ma con personale in carne ed ossa. Personale che continua a mancare a dispetto dei dati statistici che l'Azienda si ostina ad opporre alla realtà dei fatti, una realtà che ci dice che solo una rilevazione dei fabbisogni di cura e dei livelli prestazionali notevolmente aumentati nel corso degli anni e soprattutto dopo il Covid può consentire di definire i reali fabbisogni di personale, non il semplice rispetto del turn over: il personale sufficiente ieri non lo è oggi, semplicemente. Attenzione, anche questo fenomeno rende sempre più complicato rendere attrattiva la professione, a fronte di rischi cui non corrispondono adeguate tutele, retribuzioni, riconoscimento sociale.

C'è inoltre un altro fronte che non emerge dalle statistiche ma che merita di essere evidenziato, perché il dramma della violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari si annida in molti settori, comprese le residenze con utenti cosiddetti psichiatrici. Si tratta delle aggressioni da parte degli utenti stessi nei confronti del personale sanitario, non sanitario o ausiliario che li assiste. In qualche struttura del territorio le aggressioni utenti sono passate da numeri trascurabili a superare la dozzina in un anno, di cui la maggior parte a danno di donne.

 

Trento, 11 martzo 2024

 

 

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