Contratto scuola: attesa la convocazione, ma gli annunci deludono le attese
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Durante la conferenza stampa tenuta oggi, il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha annunciato con toni trionfalistici la volontà di mettere sul piatto duecento/trecento milioni per il rinnovo dei contratti pubblici. Certo detta così sembrerebbero parecchie risorse, ma a conti fatti impallidiscono di fronte a un tasso d’inflazione che nel triennio 2022-2024, non meno di due giorni fa, è stata certificata dall’ISTAT al 16%. Se i milioni fossero trecento, sul triennio sarebbero sufficienti a garantire un rinnovo contrattuale che non raggiungerebbe il 6% di aumento delle retribuzioni. Se i milioni fossero duecento saremmo attorno al 4%, persino meno di quanto spuntato nel rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021, chiuso in notevole ritardo a fine 2022.
Niente di nuovo quindi rispetto ai numeri circolati nelle ultime settimane sulle risorse che la giunta sembrava disposta a mettere a disposizione; si era parlato di cento milioni di euro per il solo 2022. A guardar bene, se le risorse fossero effettivamente duecento milioni sul triennio come ipotizzato, rappresenterebbero persino un ridimensionamento rispetto alle attese più prudenziali.
Come FLC CGIL del Trentino, in attesa di un’imminente convocazione delle parti sociali da parte del presidente Fugatti, chiediamo che in questa fase così delicata della vita del Paese e della nostra provincia, il rinnovo dei contratti collettivi assuma carattere di massima priorità nell’agenda dell’amministrazione per colmare parte sostanziale della perdita del potere d’acquisto degli stipendi di chi lavora per vivere e che in luglio si appronti una manovra di assestamento di bilancio adeguata a questo scopo. Con un’inflazione al 16% sono concepibili solo rinnovi contrattuali almeno a due cifre: per la scuola, per tutto il settore pubblico e per tutti i lavoratori.