La Sanità Pubblica Trentina va rafforzata con investimenti e non con cessione continua di spazi ai p
Fp: "Grave che non si sia stanziato nemmeno un euro per rinnovare i contratti scaduti a dicembre 2021"
“La questione in campo è la salvaguardia della Sanità Pubblica in Trentino per garantire l’universalità dell’accesso alle cure. L’aumento di 2 milioni in un anno del budget a favore del privato convenzionato non va in questa direzione e rappresenta un ulteriore segnale di allarme, purtroppo non l’unico”. Lo afferma il segretario provinciale della Fp Cgil, Luigi Diaspro commentando le recenti scelte della Giunta provinciale.
Un’evidenza che, per il sindacato di Via Muredei, non può tuttavia essere tradotta come sconfessione del privato che legittimamente rivendica ruolo e considerazione, quanto piuttosto deve essere un richiamo alla responsabilità di scelte politiche che, giocoforza, sottraggono risorse al pubblico, depauperando un sistema di infrastrutture, tecnologie, professionalità e competenze che declinano progressivamente se non si individuano misure per rafforzarlo, invece, il sistema socio sanitario provinciale pubblico.
La carenza strutturale del personale, il ricorso alle cooperative per i cosiddetti gettonisti (pronto soccorso, punti nascita, ortopedia, radiologia) non sono solo il prodotto della crisi pandemica, ma risalgono al disinvestimento continuo operato nel tempo: in 10 anni sono stati sottratti alla sanità pubblica 37 miliardi. Un medico ospedaliero guadagna in media 3.000 euro netti al mese, mentre un libero professionista “gettonista” 1.200 euro lordi a notte, a fronte di una tassazione del 43% per il primo e la flat tax al 15% del secondo.
“Il fatto che il PNRR non preveda risorse per il personale ma per le sole infrastrutture cioè case comunità e ospedali di comunità – prosegue Diaspro - comporterà inevitabilmente uno scivolamento ulteriore verso il privato che si candida, anche attraverso nuovi contratti nazionali di minor costo, a gestire la medicina territoriale e di prossimità”. E non rassicura che in Trentino i posti letto "privati" siano “solo” al 16%, mentre a livello nazionale al 30% perché in realtà la tendenza in atto è quella dell’aumento dei posti letto nelle strutture convenzionate (826, + 100 rispetto al 2019) mentre restano sostanzialmente stabili quelli delle strutture pubbliche (1.445).
Per il sindacato mancano misure concrete per trattenere, prima di tutto, il personale che c’è e attrarre quello che potrebbe arrivare nel comparto pubblico. Si preferisce, invece, aumentare i costi per il ricorso al privato, senza investire sul personale. “Certo, alcune risposte – tardive e insufficienti - sono arrivate grazie alla mobilitazione sindacale, ma siamo tremendamente in ritardo rispetto al livello nazionale: mentre qui discutiamo della chiusura delle code contrattuali 2016/2018 a livello nazionale per i medici si è alla chiusura del 19/21. Per il personale non dirigente – infermieri, Oss, tecnici, amministrativi, ausiliari – a livello nazionale è stato completamente rivisto l’ordinamento professionale e il sistema di classificazione, con importanti interventi sul sistema degli incarichi e delle indennità per dare risposte professionali ed economiche alle tante professionalità presenti nel complesso sistema socio sanitario, mentre qui in Trentino il tavolo non è stato mai convocato e c’è un solo timido finanziamento del tutto insufficiente per risposte adeguate”.
In questo quadro già sconsolate si aggiunge, infine, il fatto che non è stato stanziato nemmeno un euro per rinnovare i contratti scaduti a dicembre 2021. “Quasi un anno e mezzo senza contratto con un’inflazione che corre al 12% sul territorio e nessuna disponibilità dichiarata della giunta a mettere risorse, neppure con la manovra di assestamento di giugno”, conclude Diaspro.