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Legge 6, la riforma della giunta Fugatti esclude i lavoratori

Affondo della Cgil: con i soldi pubblici si finanzieranno anche imprese che non creano occupazione e guadagnano sulla pelle dei propri dipendenti e delle aziende corrette

Legge 6, la riforma della giunta Fugatti esclude i lavoratori

La Cgil boccia la riforma della legge 6 così come è stata delineata dalla giunta provinciale. La ragione è semplice: la proposta presentata dall’esecutivo Fugatti taglia fuori i lavoratori da ogni forma di confronto sulla concessione dei contributi pubblici, cancellando la procedura negoziale. E se questo non fosse abbastanza si spinge anche oltre riconoscendo la possibilità di accedere ai benefici provinciali anche alle aziende che non applicano i contratti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e che, dunque, possono calpestare la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori con condizioni peggiori, ma fanno anche concorrenza sleale alle imprese sane e oneste. La denuncia oggi durante una conferenza stampa a cui hanno preso parte, accanto alla confederazione, anche le categorie che rappresentano i lavoratori e le lavoratrici del comparto privato, cioè Fiom per i metalmeccanici, Slc per le cartiere e la grafica, Filcams per i servizi, Flai per l’industria alimentare.

Questa riforma rappresenta un passo indietro gravissimo per le relazioni industriali in Trentino – attacca il sindacato -. Fin dall’inizio del suo mandato questa giunta ci ha abituato a scelte che non tengono conto dei bisogni e delle esigenze di famiglie e lavoratori, preferendo mettere sempre in cima i desiderata delle aziende. In questo caso fanno ancora peggio e creano le condizioni per aiutare chi cerca scorciatoie per massimizzare i profitti a danno di un tessuto economico e occupazionale sano. E tutto questo avviene con i soldi pubblici, con le tasse pagate delle cittadine e dei cittadini”.

Oggi la legge 6 prevede tre iter per accedere ai contributi su innovazione e ricerca, quella automatica, quella valutativa e quella negoziale che coinvolge i sindacati nella costruzione di accordi che riguardano anche misure occupazionali. Semplificando chi ottiene i benefici deve anche creare nuova occupazione. “In questi anni sono state centinaia le realtà trentine che hanno beneficiato di soldi pubblici attraverso questa procedura che ha permesso di crescere alle aziende, ma anche di migliorare in termini qualitativi e quantitativi l’occupazione a vantaggio di tutto il sistema locale. Oggi di tutto questo si fa piazza pulita. E’ la plastica dimostrazione che la concertazione per questa Giunta è solo un ostacolo di cui disfarsi il prima possibile adducendo il pretesto della semplificazione. A farne le spese sono ancora una volta i lavoratori”.

A peggiorare ulteriormente il quadro contribuisce anche la scelta di non vincolare – nonostante le pressanti richieste del sindacato unitario – i contributi al rispetto dei contratti firmati dalla organizzazioni maggiormente rappresentative. “Questo vuol dire dare soldi pubblici anche a chi applica contratti pirata, a chi guadagna tagliando sui salari, peggiorando le condizioni di lavoro, non riconoscendo diritti. Si danneggiano i lavoratori ma anche le imprese oneste che subiscono dumping sul costo del lavoro. Invece che andare avanti così il Trentino torna indietro e da laboratorio delle relazioni industriali diventa un sistema costruito su modello iniqui, in cui ai lavoratori viene tolta ogni possibilità di contare. Sembra di tornare a cinquant’anni fa”.




Trento, 22 settembre 2022

 

 

 

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