Allarme personale nei Comuni trentini
Occorreva l’allarme dei costruttori per far emergere la carenza di personale?
«Abbiamo letto con attenzione il rapporto Ance e il grido d’allarme lanciato in questi giorni dai costruttori trentini per il calo degli investimenti pubblici dovuti – paradossalmente verrebbe da dire – non a mancanza di risorse finanziarie ma all’incapacità dei Comuni trentini di spenderle per mancanza di personale». Così la Funzione pubblica Cgil del Trentino, col segretario generale Luigi Diaspro, che stigmatizza come il tema delle carenze di personale nella pubblica amministrazione trentina sia da anni al centro delle richieste – inascoltate – del Sindacato, cui è stata invece contrapposta una logica di tagli “salvifici” che avrebbero dovuto comportare ottimizzazione della spesa e sburocratizzazione delle procedure.
Nulla di più lontano dalla realtà: alle centinaia di dipendenti usciti dalla P.A. negli ultimi anni non solo non è corrisposto un turn over adeguato ai fabbisogni, con perdita di competenze ed esperienze fondamentali nei vari settori tecnico-amministrativo-contabili che non sono state trasmesse alle nuove generazioni, ma è cresciuto a dismisura il carico e il livello di complessità, difficoltà e delicatezza delle funzioni che il personale è tenuto ad assicurare nei vari servizi. Non si è inoltre messo mano a un processo di valorizzazione generale del personale, strumento fondamentale – assieme al rinnovo puntuale di contratti collettivi - per rendere attrattivo il lavoro pubblico in Trentino, che rischia di perdere ulteriore terreno nei confronti del resto del Paese, per il ritardo accumulato nell’adozione di misure legislative e contrattuali necessarie a potenziare e mettere a valore il sistema, come invece sta facendo, seppure con qualche difficoltà, il livello nazionale (ordinamento professionale e smart working in primis, introdotti in tutti i contratti nazionali).
Crediamo quindi che questo grido d’allarme – che avevamo lanciato in verità ben prima dell’Ance per sottolineare come persino le risorse del Pnrr fossero a rischio sul territorio per mancanza dei professionisti necessari a mettere a terra i progetti – possa e debba contribuire a far aprire una riflessione finalmente non demagogica sulla necessità di investire sulla P.A. trentina e sul personale, e per questo chiediamo ancora un volta di aprire immediatamente i tavoli per la revisione degli ordinamenti professionali, per rivedere il sistema indennitario, per stanziare già con la prossima manovra di bilancio le risorse per il rinnovo 2022/24 dei CCPL provinciali. Come anche di discutere delle riforme istituzionali, dei ruoli e funzioni di ciascun livello amministrativo, a partire dalle esperienze fatte in questi anni con le fusioni e le gestioni associate.
Condividiamo peraltro con il Presidente del CAL Gianmoena che la P.A. non è più competitiva e si fa fatica a reclutare personale ma, insomma, ciascuno dei soggetti del sistema deve contribuire a un cambio di passo coerente: lo strumento dello smart working, ad esempio, può diventare una leva molto importante per favorire accessi nella P.A. Non ci pare che ciò sia pienamente compreso dai Comuni trentini.