Politiche familiari. “La Provincia deve continuare ad investire sui sostegni alle famiglie”
Per Cgil Cisl Uil e Acli è cruciale partire dai giovani, dal lavoro femminile e dalle politiche di conciliazione. Solo così si sconfigge l’inverno demografico
“A partire da marzo, quando verranno staccati i primi assegni, potranno essere quasi 70 mila le
famiglie in Trentino a beneficiare del nuovo assegno unico universale statale. Molte di queste
riceveranno contributi più sostanziosi per i figli rispetto al passato. Alcune invece riceveranno
purtroppo di meno. Per questo è fondamentale che la Provincia autonoma di Trento continui ad
investire sull’Assegno Unico provinciale e sui sostegni alle famiglie.
Purtroppo il decreto legislativo che ha varato l’assegno unico statale non prevede un meccanismo
simile a quello previsto per Trento e Bolzano sul reddito di cittadinanza. A parità di condizioni
economiche, riceveranno dallo Stato meno di una famiglia di Verona o di Brescia, solo perché con i soldi dei trentini la nostra Provincia da sempre investe di più sulle famiglie. Non si tratta di cifre
imponenti, ma resta un’ingiustizia e un vulnus rispetto alle competenze dell’Autonomia. Avevamo
sollevato la questione più volte negli ultimi due anni, ma purtroppo la Giunta Fugatti non ha mai
voluto aprire un confronto con le nostre organizzazioni, né concordare una strategia comune ed
ora a guadagnarci saranno lo Stato e l’Inps.
Resta il fatto che l’eliminazione delle detrazioni fiscali per carichi familiari prevista dal Governo
produce un ingente extragettito per le casse di Piazza Dante. A regime si potrebbe trattare di circa 60 milioni di euro di maggiori entrate per la Provincia. Se vogliamo davvero invertire il progressivo calo delle nascite che ha caratterizzato anche il 2021 in Trentino, questi soldi debbono essere reinvestiti nelle politiche per le famiglie. Non bastano infatti interventi spot che assomigliano più ad una lotteria, come l’ultimo meccanismo di prestito agevolato ai nuovi nuclei familiari che, introdotto nella manovra finanziaria provinciale, riguarderà massimo ottanta nuclei all’anno. Servono politiche strutturali che investano sull’autonomia dei giovani e sul loro inserimento lavorativo stabile, sull’occupazione femminile con la deduzione dei redditi da lavoro delle donne ai fini Icef, sul potenziamento dei servizi di conciliazione a costi contenuti per le famiglie. Su questo fronte il Trentino deve fare di più”.
Trento, 3 gennaio 2022