Lavoro irregolare. "Dati inaccettabili per il Trentino. Serve potenziare il servizio ispettivo"
Per Cgil Cisl Uil il fenomeno colpisce soprattutto aziende piccole e piccolissime, nei settori più frammentati e negli appalti privati. «La Giunta Fugatti segua l'esempio del Governo Draghi che punta a rafforzare il sistema dei controlli"
Quasi 27.000 lavoratori trentini in nero, un tasso di irregolarità al 10%, per un complessivo 4,1% di valore aggiunto prodotto dall'economia trentina, pari a oltre 700 milioni di euro in un solo anno, che sfugge al prelivo fiscale e contributivo e pesa quindi come mancato gettito anche sulle cassa di piazza Dante. Secondo i segretari generali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) i dati diffusi dalla Cgia di Mestre lo scorso 14 agosto non sono accettabili per il Trentino, ancor più oggi che si rafforzano i segnali di ripresa economica e mentre il sistema locale si prepara a beneficiare degli ingenti investimenti del Recovery Plan: «Dati da maglia nera che non possono essere presi alla leggera o giustificati in alcun modo. Il Trentino si posiziona in coda alle realtà del Nord Est, dopo Bolzano, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Peggio di noi, a livello dell'Italia Settentrionale, solo Liguria e Val d'Aosta».
I segretari sottolineano come il lavoro nero e grigio provochi un grave impatto su più fronti: «In primo luogo sulle condizioni di lavoro degli stessi addetti, in primis quelle legate alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma l'impatto è anche economico. Riguarda la concorrenza sleale tra le imprese e l'accesso ai benefici del welfare locale – osservano Grosselli, Bezzi e Alotti – che, per molti aspetti, in Trentino è fondato sulla rilevazione della situazione economica». Se i redditi sfuggono alla rilevazione Icef, chi lavora in condizione irregolare risulta quindi più povero di quello che è nella realtà: «E allo stesso tempo viene meno il gettito fiscale, con un impatto ulteriore sui servizi pubblici». Tra le osservazioni, anche quella che riguarda la composizione sociale del lavoro irregolare: «Spesso si tratta di lavoratori stranieri, ai quali viene così impedito di accedere ai percorsi di integrazione».
Per i sindacati, «serve una lotta senza quartiere contro questo fenomeno, senza cedere alla logica che sia inevitabile una sacca di lavoro nero o grigio. Tutto il sistema, parti sociali, imprese e governo locale, devono agire congiuntamente con l'obiettivo di alzare una diga contro lo sfruttamento del lavoro soprattutto nei settori più esposti: si tratta per lo più delle piccole e piccolissime imprese, dei settori più frammentati come l'agricoltura, il turismo, gli appalti privati di servizi. Serve aumentare i controlli ed escludere le aziende che occupano lavoratori in modo irregolare da ogni sostegno pubblico. Va bene far dialogare le banche dati come suggerito recentemente dall'assessore provinciale Spinelli, ma nessuna intelligenza artificiale riuscirà mai a sconfiggere il lavoro nero. Serve quindi potenziare il personale del Servizio Lavoro dedicato alle mansioni ispettive, che oggi risulta fortemente sotto organico. Ricordiamo – concludono i segretari di Cgil. Cisl e Uil – che lo Stato sta agendo proprio in questa direzione, anche tramite l'attuazione del Pnrr, e il Trentino non può rimanere indietro e rappresentare il fanalino di coda delle regioni del Nord».
Qui il link alla pubblicazione dell'Ufficio Studi della CGIA di Mestre: http://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2021/08/LLavoro-nero-14.08.2021-1.pdf
16 agosto 2021