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Assestamento: tutto alle imprese, zero ai lavoratori

«La giunta prepara le elezioni 2023 e, dal 5 luglio, cancella il lavoro agile» L’allarme di Diaspro (Fp Cgil), Pallanch (Cisl Fp), Tomasi (Uil Fpl) e Valentinotti (Fenalt)

Assestamento: tutto alle imprese, zero ai lavoratori

L’assestamento porta 197 milioni di risorse in più al bilancio della Provincia che, complessivamente, pareggia a 4 miliardi e 800 milioni. Eppure, ancora una volta, non c’è un euro per i contratti pubblici. L’ennesimo atto ostile è la circolare per il rientro in sede di tutti i dipendenti a partire dal 5 luglio, con le eccezioni delle categorie fragili e quella, in accoglimento delle richieste delle sigle sindacali, dei genitori di figli fino a 14 anni. Non è stata invece accolta la richiesta di sospendere il provvedimento fino a fine estate.

«I dipendenti non sono affatto contrari al rientro in sede, anzi molti chiedono di poter rientrare in presenza, ma farlo adesso vuol dire mettere deliberatamente in seria difficoltà le famiglie che si stavano organizzando, anche col lavoro agile, per affrontare i mesi di chiusura estiva delle scuole dopo il secondo anno di crisi sanitaria». Su questo tema è necessario dar corso al confronto aperto grazie all’insistenza del Sindacato, che ha presentato le proprie proposte, per unire migliore organizzazione e conciliazione dei tempi dei lavoratori senza condizioni precostituite.

«È un attacco continuo quello del presidente Fugatti e della sua giunta al lavoro pubblico – spiegano i quattro segretari - che pure con questa manovra di assestamento distribuisce ingenti ulteriori risorse (di cui ben 110 milioni per il minor concorso al bilancio statale) per opere pubbliche, edilizia, incentivi alle imprese e, in parte, alla riorganizzazione sanitaria dovuta al Covid e alla scuola. Si investe quindi nei settori edilizia in preparazione della campagna elettorale 2023, con un meccanismo redistributivo solo sui datori di lavoro e sui soliti bacini di riferimento».

È una scelta politica che penalizza un intero comparto, fattore fondamentale per garantire salute, sicurezza, cura, assistenza di anziani, fragili, persone in difficoltà e motore di sviluppo per i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e poter spendere le ingenti risorse che arriveranno agli enti locali. Una scelta miope e demagogica, ma soprattutto discriminatoria per i dipendenti pubblici trentini rispetto ai colleghi delle altre regioni, per i quali sono state stanziate le risorse necessarie per il contratto scaduto da due anni e mezzo.

«Cosa dirà Fugatti alla due giorni di incontri a Madonna di Campiglio il cui tema è proprio il pubblico impiego quale destinatario delle misure strutturali di riforma previste nel Pnrr? Un incontro cui saranno presenti Corte dei conti, istituzioni provinciali, rappresentanze dei datori di lavoro pubblici e privati, ma nessun invito è pervenuto alle rappresentanze locali dei dipendenti pubblici.

Quale contributo potrà portare Fugatti a temi quali il rafforzamento della Pubblica amministrazione, l’esigenza di un piano straordinario di reclutamento e di specifiche professionalità, la necessaria riforma in senso tecnologico e digitale per sostenere la ripresa e lo sviluppo del sistema Paese? Tutti temi che mal si conciliano con chi sconfessa continuamente e platealmente il proprio personale: negando il rinnovo del contratto e qualsiasi relazione con le rappresentanze sindacali.

Lo stato di agitazione continua, dopo la prima riuscita manifestazione unitaria del 18 giugno in Piazza Dante, anche ai fini di eventuali nuove iniziative di tipo legale, data la pretestuosità e illegittimità del blocco dei contratti trentini».

 

 

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