Sanità: nuove disparità tra i dipendenti
Indennità malattie infettive erogata solo ad alcuni tra gli esposti al Covid. «Nessuna chiarezza sulle scelte dell’Azienda sanitaria»
L’indennità malattie infettive è un istituto previsto nel contratto collettivo provinciale della sanità, così come in quello nazionale. Viene normalmente erogata a chi lavora nei reparti più a rischio (non si tratta dunque del bonus Covid che segue un suo iter separato). Le due forti ondate di Covid hanno evidentemente ampliato la platea di lavoratori della sanità esposti al possibile contagio e dunque, a livello nazionale, è stato stabilito l’allargamento di questo beneficio.
«La novità – spiegano Gianna Colle e Marco Cont di Fp Cgil – è stata recepita anche in Trentino, pur col grave ritardo a cui, negli ultimi mesi, i “nostri” dipendenti pubblici sono sottoposti: più avanti di noi sono Emilia Romagna e Umbria solo per fare due esempi. Ma il ritardo non è il nodo della questione. Il nodo è che, con le buste paga di maggio, è apparso chiaro che l’indennità è stata erogata solo ad alcuni dipendenti. E non parliamo di differenze tra reparti, ma di differenze tra pari ruolo all’interno dello stesso reparto.
Insomma: qualcuno ha ricevuto il corrispettivo economico e altri no, ma tutti erano parimenti esposti a pazienti affetti da Covid. Ancora una volta l’Azienda sanitaria non ha in alcun modo coinvolto i sindacati per concertare le modalità di erogazione e, altrettanto, ci sono ancora sconosciuti i criteri adottati.
Abbiamo raccolto il malessere di tanti lavoratori e abbiamo subito chiesto chiarimenti al direttore del personale e dello sviluppo organizzativo e all’ufficio relazioni sindacali. Chiediamo spiegazioni anche pubblicamente, in attesa di poterle poi trasmettere ai lavoratori della sanità, costretti a scoprire, dal confronto tra le loro buste paga, chi ha e chi non ha diritto a un’indennità».