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Scuola Infanzia. Il prolungamento a luglio è un provvedimento spot, non una soluzione

I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione. "La risposta ai bisogni conciliativi delle famiglie va costruita in altro modo e deve riguardare tutta la fascia 3-14 anni".

E' alta la tensione nel mondo della scuola dell'Infanzia dopo che la Giunta provinciale ha imposto l'apertura di quest'ultima per 11 mesi senza alcun reale confronto con sindacati e personale. Nessun passo avanti è stato registrato nemmeno ieri sera, nell'ultimo incontro con Assessore Bisesti e Dipartimento Istruzione. Per questa ragione Flc Cgil, Cisl Scuola e Satos hanno confermato lo stato di agitazione, sia per tutto il personale della scuola dell’infanzia che per i coordinatori pedagogici provinciali, e sono pronti ad organizzare azioni e presidi dalla prossima settimana per sollevare e porre attenzione sulle questioni che attanagliano ormai da troppo tempo il comparto.

Sindacati e insegnanti non accettano la narrazione della Giunta secondo cui l'estensione fino a fine luglio del calendario per la scuola dell'infanzia è una necessità per rispondere ai bisogni delle famiglie con figli piccoli. "Si confonde un servizio educativo e formativo, qual è la scuola dell'infanzia, con un servizio conciliativo a disposizione delle famiglie – sottolineano le tre sigle -. Sono cose ben diverse".

E chiedono chiarezza sui dati relativi all'interesse manifestato dai genitori trentini per l'estensione dell'apertura a luglio. L'anno scorso su una popolazione scolastica di 14.897 iscritti avevano aderito alla proposta di apertura a luglio in 5683 pari al 38,15%. Il costo per l'apertura è stato pari ad 550mila euro. Quest'anno l'assessorato ha reso noto che il 73% delle 8mila famiglie che hanno risposto al questionario, su circa 14.500 iscritti, sarebbe interessata al prolungamento estivo. Il numero assoluto non si discosta molto dallo scorso anno: si tratta sempre di poco meno di 6mila famiglie, esattamente 5.946 e quindi circa il 41% (non certo il 73) degli attuali frequentanti.

Numeri che tra l'altro non tengono conto di una platea molto più ampia, che riguarda le famiglie con figli fino a 14 anni. "Sono forse famiglie di serie B? Se un ragionamento va fatto deve essere ampio e coraggioso e coinvolgere tutte le professionalità su cui può contare la nostra comunità, dalla scuola al terzo settore. Se la Giunta ha realmente a cuore i bisogni delle famiglie trentine abbia il coraggio di proporre soluzioni innovative, apra un confronto costruttivo e non si limiti ad una proposta che è più propaganda che sostanza e che ha pure il pregio, per l'Esecutivo, di costare pochissimo alle casse di Piazza Dante visto che le richieste aggiuntive imposte al personale non hanno alcun riconoscimento economico". In tal senso appare più adeguata, seppur maturata quasi fuori tempo massimo, la proposta elaborata a livello nazionale. "Soprattutto si mette al centro il bisogno dei bambini e dei ragazzi in termini di recupero di socialità. Aspetto che l'assessorato ha totalmente trascurato, preferendo solo inseguire l'emergenza con provvedimenti spot".

Flc, Cisl scuola e Satos puntano il dito anche contro la decisione di attribuire ferie d'ufficio al personale che, avendo lo scorso anno lavorato nel mese di luglio, non ha potuto godere delle ferie 2020 maturate. Contrari anche alle continue richieste ai coordinatori senza alcuna pausa di recupero psicofisico garantito e che con l’apertura dell’11mo mese della scuola sarà nuovamente messo in discussione.

A stupire è anche l'atteggiamento pregiudiziale con cui la Giunta si relaziona al mondo scolastico, non volendo vedere lo sforzo messo in campo da insegnanti e personale della scuola in questo anno di pandemia per garantire un’attività in presenza il più ampia possibile, mettendo in gioco responsabilità, competenze e professionalità.

Tutte questioni che i sindacati hanno posto sul tavolo del confronto anche ieri sera, senza alcun passo in avanti.

Trento, 6 maggio 2021

 

 

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