LETTERA APERTA AL PRESIDENTE FUGATTI
Pubblicata su l'Adige di domenica 18 aprile 2021
la “manovrona” a sostegno dell’economia varata dalla giunta provinciale stanzia complessivamente 500 milioni tra risorse statali e locali, la cui gran parte va a sostegno delle imprese e dei settori economici (turismo in particolare) e poche decine di milioni alle famiglie e ai lavoratori (30 mln dal governo nazionale per la proroga della cassa Covid e ca.18 mln di risorse locali per i lavoratori stagionali del turismo e sostegno alla cassa integrazione). Plauso, naturalmente, dalle categorie economiche e dalle imprese, meno entusiasmo per il mondo del lavoro salariato per il quale la risposta è del tutto insoddisfacente.
In questo quadro – di fronte a risorse in ogni caso eccezionali e che saranno ulteriormente implementate con le imminenti manovre del governo e i finanziamenti del PNRR – è possibile introdurre nella discussione pubblica, sui media e nel dibattito politico provinciale, il tema del rinnovo dei contratti pubblici provinciali scaduti da due anni e mezzo? Un tema che sembra davvero tabù per questa giunta – ma non solo - seppure il Presidente Fugatti provi goffamente a giustificare una scelta politicamente grave, quale quella di non rinnovare i contratti pubblici, con la lettera recapitata ai Sindacati del Pubblico Impiego lo scorso 14 aprile in cui attesta che “il bilancio non presenta la disponibilità di risorse libere necessarie per il rinnovo dei contratti”. Assenza di risorse? Lo stato ha ampiamente coperto il minor gettito locale dovuto alla crisi determinata dal covid, si agisce con risorse straordinarie e imponenti per assicurare sostegno alle imprese e – in minima parte - a lavoratori e famiglie, e per il pubblico impiego trentino non ci sarebbero “risorse libere”?
In realtà per questa giunta colpire il lavoro pubblico – reo di non pagare dazio nella crisi, di bivaccare sul divano con lo smart working, di operare in monopolio (immaginiamoci servizi pubblici universali affidati al libero mercato), contrapponendolo alle altre categorie maggiormente colpite dalla crisi sanitaria ed economica – è conseguenza del pregiudizio ideologico, grossolano e stereotipato nei confronti di questi lavoratori, e la mancanza di risorse è un alibi debole e maldestro cui occorrerebbe opporre verità, senso di responsabilità e obiettivi di coesione sociale.
Il Presidente Fugatti e la sua giunta sono consapevoli del gravissimo discredito, dispregio e sfiducia che stanno operando – nel panorama nazionale – nei confronti del proprio personale, unico in Italia a non vedersi rinnovare il contratto? E’ così che Fugatti intende declinare l’Autonomia Speciale del Trentino? Si dovrebbe smetterla coi luoghi comuni: basta con la caricatura del travet mezze maniche, che legge il giornale, furbetto del cartellino. Parliamo di Sanità e di Case di Riposo, con medici, infermieri, oss, tecnici, operai, personale amministrativo e ausiliario che si stanno prendendo letteralmente cura dei trentini colpiti dal virus, dei nostri anziani, che si sono contagiati e ammalati. Parliamo di polizia municipale, educatrici dei nidi, assistenti sociali di Comuni e Comunità di Valle. Parliamo anche di mamma Provincia, con i servizi del lavoro e gli altri delegati dallo stato, protezione ambientale, servizi infanzia, forestali, vigili del fuoco, protezione civile, manutenzione strade, e tutto l’encomiabile personale amministrativo, contabile e tecnico che si preoccupa di far funzionare la complessa macchina provinciale. Continuare a considerare queste lavoratrici e questi lavoratori - che rappresentano il vanto del territorio quanto ad efficienza e qualità dei servizi - alla stregua di privilegiati certificherebbe una scelta politica miope oltre che ingiusta e demagogica.
Ma dovrebbero essere le stesse imprese, le categorie economiche, i settori più in crisi a sostenere convintamente il rafforzamento e l’ammodernamento della P.A. trentina, per un’innovazione certamente in senso tecnologico e digitale ma che non può prescindere dalle competenze, dalla valorizzazione e dal riconoscimento di chi ci lavora per le sfide epocali che abbiamo di fronte.
Le azioni da mettere in campo per la ripartenza con i finanziamenti del Next Generation EU passano attraverso i servizi della pubblica amministrazione, così come la riorganizzazione della Sanità, la presa in carico degli accresciuti bisogni di anziani, persone fragili e coloro che più di altri pagano le conseguenze delle varie crisi. E’ sbagliato limitarsi a chiedere ad esempio il liberi tutti per una deregulation del codice degli appalti che rischia di favorire malaffare e opacità e la stessa criminalità organizzata. Occorre invece insistere per migliorare le procedure, efficientare la P.A., assicurare qualità e risposte adeguate per queste sfide inusitate, rendendo merito e ruolo al comparto pubblico, assumendo giovani, valorizzando i vecchi, non mortificando il settore.
Se Fugatti incontra il Ministro Brunetta e ne condivide l’idea di una P.A. al passo coi tempi in una società sempre più complessa e stravolta dalla pandemia, non può non restituire dignità ai lavoratori pubblici trentini almeno come sta facendo il governo nazionale, altrimenti sembra una beffa o addirittura una presa in giro. A Roma, ma anche a Bolzano, non solo si sono stanziate le risorse per i contratti pubblici, ma ne sono sono state garantite altre per la valorizzazione delle professioni, si è sottoscritto un Patto con i Sindacati per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Questo vuol dire costruire una nuova P.A. al passo coi tempi, caro Presidente Fugatti, non paventare un blocco dei contratti pubblici trentini.
Sorprende infine che persino le minoranze in consiglio provinciale tacciano di fronte a temi che dovrebbero star loro particolarmente a cuore, quali diritti, welfare, efficienza e qualità dei servizi pubblici sul territorio. Evidentemente il tema del lavoro pubblico, in Trentino, rischia davvero di diventare un tabù (che non porta consenso).
Luigi Diaspro – Segretario Generale della Funzione Pubblica Cgil del Trentino