Carenza di personale nei Comuni e mancate certezze sulle prossime assunzioni
Indispensabili confronto e programmazione
I blocchi delle assunzioni degli scorsi anni e il costante aumento degli adempimenti burocratici, hanno determinato l’accrescimento dei carichi di lavoro per il personale, che intanto ha registrato un progressivo innalzamento dell’età media e l’impossibilità di passare le conoscenze e le professionalità di chi è andato in pensione: non c’era nessuno a cui trasmetterle.
La situazione si è ulteriormente aggravata nell’ultimo anno, per effetto delle difficoltà a dare corso, durante la pandemia, alle previste procedure concorsuali e del contemporaneo incremento dei pensionamenti a seguito dell’applicazione di “quota 100”. Affinché i Comuni trentini possano continuare a offrire un servizio pubblico di qualità, è necessario procedere tempestivamente a un massiccio programma di assunzioni.
Si apprende con piacere dalla stampa della previsione di nuove assunzioni nei Comuni, ma è urgente definire con certezza la programmazione, le dimensioni e le tempistiche di tali previsioni assunzionali. Ciò deve necessariamente avvenire col coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Va capito come sono state quantificate le nuove assunzioni per i piccoli Comuni.
Da anni assistiamo al blocco dei nuovi ingressi che ha svuotato molti municipi, ci saranno nuove e forti uscite per i pensionamenti ed è tutta da chiarire la dinamica delle gestioni associate. Serve, dunque, un confronto ampio e organico, che possa affrontare il sistema delle amministrazioni locali tenendo conto anche del punto di vista dei lavoratori.
In merito alla “premialità” assunzionali previste dalla recente disposizione normativa provinciale, per quelle amministrazioni che continueranno nei percorsi di gestione associata o ne attiveranno di nuovi, pur riconoscendo la valenza di tale logica non si può fare a meno di ricordare come, negli ultimi anni, nei piccoli comuni si sia assistito a ripetuti cambi di rotta dapprima con le gestioni associate obbligatorie e poco dopo, venuta meno l’obbligatorietà, col loro scioglimento volontario, con tutte le relative necessità riorganizzative ricadute sempre sui dipendenti. Si avverte pertanto la necessità che la Provincia dia al riguardo un indirizzo chiaro e coerente nel tempo.