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Concorsi, Covid e ricorsi

Fp Cgil: « Prevedere prove suppletive per chi è positivo o in isolamento è un principio di precauzione necessario a evitare contenziosi»

Concorsi, Covid e ricorsi

Finalmente sono ripartiti i concorsi pubblici, ma chi è positivo al Covid o è in isolamento fiduciario, non può partecipare: se lo fa, si espone a conseguenze penali. In diverse parti d’Italia, molti ricorsi sono stati presentati da concorrenti che non hanno potuto presentarsi alle prove e le pronunce dei Tar e del Consiglio di Stato emesse finora concordano sulla necessità di prevedere una prova suppletiva per garantire la partecipazione. Il ministero della Funzione Pubblica sta inoltre cercando, assieme al garante della privacy, di mettere in atto un’altra soluzione: l’uso di programmi tipo “proctoring” per esami a distanza in grado di garantire che il concorrente non possa falsare la propria prestazione.

Questo il quadro ma in Trentino, come spiega il segretario generale di Fp Cgil Luigi Diaspro: «Siamo preoccupati dall’evidenza che fino a oggi le amministrazioni promotrici dei concorsi non abbiano preso in considerazione tali necessità. Due i problemi: primo ai concorrenti vanno riservate pari opportunità, secondo le stesse amministrazioni si espongono ai ricorsi. Ci sono stati casi, che stiamo seguendo, per un concorso dell’azienda sanitaria. Ma la questione si riproporrà visto che siamo alla vigilia dell’emanazione di decine di concorsi pubblici da parte di Provincia, Comuni e altri enti pubblici trentini.

I ricorsi finirebbero per ritardare le assunzioni necessarie al funzionamento degli enti e questa eventualità va scongiurata, nel momento in cui le procedure devono essere il più possibile spedite e semplificate. Per questo, nel perdurare della pandemia, si dovrebbe precauzionalmente inserire la prova suppletiva e se così non sarà, non potremmo che sostenere quanti si troveranno in questa condizione».

L’immissione di nuovi assunti è fondamentale e urgente, perché la pubblica amministrazione sta invecchiando. Lo ha dichiarato il Presidente del Consiglio dei Ministri nella conferenza stampa per la firma del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. L’età media dei dipendenti pubblici, a livello nazionale, si attesta intorno ai 51 anni e in talune amministrazioni trentine si arriva a 54. A determinare in maniera consistente questa situazione hanno sicuramente contribuito, in passato, il “patto di stabilità” e il “blocco del turn-over”. Col superamento dei vincoli i concorsi sono ripartiti. Ma l’avvento della pandemia e del lockdown hanno prodotto una nuova battuta di arresto. Con gli accordi sulla sicurezza per Covid-19, le procedure concorsuali sono ricominciate, ma vanno evitati e prevenuti eventuali rischi di ulteriori blocchi.

 

 

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