Didattica a distanza, salta l’accordo sul contratto integrativo
Mazzacca (Flc): occasione sprecata. In questa fase di emergenza si poteva avviare una riflessione seria sulle attività dei docenti svolte e mai riconosciute
Al termine di un confronto che ha richiesto incontri su incontri e più di cinque bozze di intesa non è stato raggiunto l’accordo tra la Provincia e le categorie della scuola di Cgil Cisl Uil e GILDA sulla didattica digitale integrata (DDI/DaD). Le sigle sindacali hanno però lasciato ancora una porta aperta, nel caso in cui Piazza Dante volesse tornare sui propri passi. Questa mattina Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Gilda hanno scritto al presidente Fugatti e all’assessore Bisesti mettendo ancora nero su bianco la loro proposta.
In ballo c’è il contratto integrativo per la DDI/DaD con valenza solo per quest’anno scolastico fortemente condizionato dall’emergenza sanitaria in corso. E’ importante chiarire che questo contratto avrebbe costo zero per le casse della Provincia. “Piazza Dante non sono non avrebbe speso un euro in più per riconoscere il lavoro svolto, ma non è stata disposta ad andare incontro agli insegnanti in alcun modo per rendere operativamente possibile la didattica a distanza con la dotazione di strumentazione adeguata”, spiega Cinzia Mazzacca, segretaria provinciale della Flc Cgil. Per giustificare in qualche modo la propria indisponibilità, la Provincia pretendeva di scrivere nel contratto che la DDI/DaD deve essere svolta comunque in aula, in piena contraddizione con l’invito delle istituzioni ai cittadini a rimanere il più possibile a casa propria anche per lo svolgimento delle attività lavorative.
Pur avendo trovato un punto di incontro per riconoscere ai docenti impegnati in DDI/DaD nell’orario di insegnamento non solo le ore svolte in sincrono con gli studenti, dunque quelle relative alle vere e proprie lezioni online, ma anche il lavoro svolto in asincrono per la preparazioni di lezioni che vengono poi usufruite da bambini e ragazzi “in differita”, l’intesa è saltata sul nodo dei controlli.
E’ stato questo lo scoglio più duro della trattativa. La Provincia ha dimostrato molta resistenza per accogliere la richiesta dei sindacati di un riconoscimento di lavoro e impegno svolto che va oltre le ore di DDI/DaD fissate dal Dipartimento per i vari gradi scolastici, quindi almeno 10 per la primaria, 15 per le medie e 20 per le superiori. “La Provincia ha accettato un riconoscimento parziale, perché ha preteso un riscontro materiale delle ore svolte in asincrono. E’ una visione da “grande fratello” che non ci piace”, afferma Cinzia Mazzacca, che punta il dito contro l’eccessiva pretesa di controllo che la Pat ha voluto imporre agli insegnanti in DDI/DaD. “Il monitoraggio del lavoro svolto diventa in questo modo il fine da perseguire più della qualità dell’insegnamento. Non è certo questa la strada per valorizzare il lavoro dei docenti in questa fase di emergenza, ma anche nel prossimo futuro”.
Altro nodo su cui non si sono accorciate le distanze è stata la questione del riconoscimento della card per l’acquisto di supporti informatici per realizzare la DDI/DaD. Un punto su cui Flc si è battuta tantissimo. Si fa finta di non sapere che non tutti i docenti dispongono di dispositivi informatici adeguati. E anche chi ce li ha li destina all’intera famiglia, quindi un uso esclusivo non sempre è possibile. “Prevedere che questi strumenti possano essere messi a disposizione dalle scuole è far finta di non sapere che non tutti gli istituti ne hanno a sufficienza. Si chiedeva alla Provincia un riconoscimento economico minimo per adeguare le dotazioni dei docenti, ma sembra che Piazza Dante ignori come funziona nel concreto la scuola”.
Per Flc Cgil il mancato accordo resta comunque un’occasione sprecata. “Si poteva mettere un primo importante tassello sul riconoscimento del lavoro svolto e mai riconosciuto ai docenti oltre le ore di insegnamento frontale, in questa fase di emergenza. Si è preferito non vedere l’impegno che gli insegnanti hanno speso nella scorsa primavera e adesso perché la scuola continuasse a funzionare”, conclude Mazzacca.
Trento, 19 novembre 2020