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Pulizie, venerdì nuovo sciopero per il contratto

Anche le tremila lavoratrici si fermano il 13 novembre per otto ore. Presidio di protesta in piazza Dante a partire dalle 10

Venerdì incroceranno le braccia per l’intero turno di lavoro gli addetti e le addette del comparto delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi. Sono 600 mila lavoratrici e lavoratori in tutta Italia, tremila in Trentino. La mobilitazione nazionale indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, segue le iniziative territoriali delle ultime settimane e la manifestazione del 21 ottobre scorso, in risposta all’indisponibilità delle associazioni datoriali e delle imprese del settore a rinnovare il contratto collettivo nazionale scaduto da oltre 7 anni.

 

In Trentino la protesta si svolgerà simbolicamente sotto la sede del Consiglio provinciale in piazza Dante, dalle 10 alle 12, per sollecitare la Provincia a rivedere le modalità di erogazione del premio Covid che si è rivelato una presa in giro per le lavoratrici che hanno operato in prima linea negli ospedali e nelle rsa durante l’emergenza sanitaria della primavera scorsa. La Giunta provinciale, infatti, ha stabilito che il bonus verrà erogato solo se le aziende appaltatrici si faranno carico della metà dell’importo. In sostanza mai.


In
provincia come nel resto d’Italia le lavoratrici e i lavoratori dei servizi in appalto di pulizia e sanificazione svolgono un ruolo ritenuto essenziale per il contenimento del contagio nei presidi ospedalieri, nelle Rsa, nelle case di cura, nelle scuole, nelle università, nei tribunali, nelle fabbriche e negli uffici pubblici e privati, esponendosi in prima linea per garantire l’accessibilità dei luoghi che senza la loro opera, non sarebbe possibile.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti puntano il dito contro il dietrofront delle rappresentanze datoriali del settore che opera prevalentemente negli appalti pubblici. Non rispettando gli impegni e gli affidamenti, hanno fatto saltare tutti gli incontri programmati, producendo una strumentale dilatazione dei tempi negoziali, mettendo in discussione diritti e tutele e la definizione di un aumento salariale congruo e dignitoso. Tutto questo nonostante molte imprese, con la pandemia, abbiano incrementato in modo consistente lavoro e fatturato, continuando a sfruttare il senso di responsabilità, il grande impegno, i sacrifici, la professionalità e la dedizione di centinaia di migliaia di lavoratori, per il 70% donne, con salari esigui, orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili in molte realtà.


In questo scenario è inaccettabile che si continui a impedire il rinnovo del contratto nazionale, che finora ha permesso a molte imprese “risparmi” milionari, scaturiti da sette anni e mezzo di mancati adeguamenti delle retribuzioni dei lavoratori. L’emergenza pandemica ha evidenziato l’importanza del lavoro di questi lavoratori che non hanno bisogno di titoli, ma del giusto riconoscimento del lavoro prestato e di maggiori diritti e tutele con il rinnovo del contratto nazionale.

 

Trento, 11 novembre 2020

 

 

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