Fim-Fiom-Uilm, giovedì 5 novembre sciopero per il Contratto
Le industrie fanno saltare le trattative e le tute blu incrociano le braccia per quattro ore. “Non si riparte se non si sostiene il potere d’acquisto di lavoratrici e lavoratori. Basta rigidità"!
Il 5 novembre, ad un anno esatto dalla presentazione della piattaforma contrattuale, i metalmeccanici incrociano le braccia 4 ore, a sostegno della vertenza per il rinnovo del Contratto Nazionale. La mobilitazione è stata proclamata a livello nazionale da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil.
Lo sciopero è la risposta delle tute blu alla rottura del tavolo contrattuale da parte di Federmeccanica-Assistal, avvenuta lo scorso 7 ottobre usando come pretesto la decisione delle tre sigle sindacali di mobilitare la categoria. Una mobilitazione decisa a fronte dello stallo delle trattative, che dopo ben 13 incontri, 11 mesi di confronto e 9 mesi di vacanza contrattuale non registrava alcun passo avanti, né sui diritti, né ancor meno sul salario.
Sulla cosiddetta parte normativa, da parte aziendale si è registrato il non interesse quando non l’indisponibilità a voler affrontare le questioni poste da parte sindacale: politiche attive del lavoro, contrasto al precariato, tutela dei lavoratori nei cambi appalto, regolamentazione dello smart-working, conciliazione vita-lavoro, tutela dei lavoratori colpiti da patologie gravi, esigibilità del diritto alla formazione e così via. Su alcuni temi le aziende hanno persino reagito ribaltando la discussione: a fronte della richiesta sindacale di maggiori investimenti su salute e sicurezza – in un settore, quello dell’industria, nel quale si registrano ancora ogni anno moltissimi morti sul lavoro – le rappresentanze aziendali hanno proposto di “far pagare il conto” ai lavoratori delle spese sostenute per fronteggiare la pandemia; riguardo l’inquadramento, tema sul quale da molti anni c’è l’impegno a rivedere un impianto rimasto pressoché invariato da decenni, la risposta delle aziende è stata quella di proporre lo sdoganamento permanente di livelli salariali bassi, oggi possibili solo in fase d’inserimento in azienda.
Proprio sul salario si è palesata la totale chiusura di Federmeccanica-Assistal a voler giungere ad un accordo. Nel solco della linea di intransigenza imboccata da Confindustria, da parte aziendale non si intende riconoscere alcun aumento in busta paga, fatto salvo il solo recupero, neppure per intero, dell’inflazione, che peraltro è da anni vicina allo zero. Una posizione, questa, giudicata inaccettabile dalle Organizzazioni Sindacali dei metalmeccanici.
“Le retribuzioni stabilite dalla Contrattazione Nazionale – sono le parole, dati alla mano, di Terragnolo, Remorini e Moser, segretari generali rispettivamente di Fiom, Fim e Uilm del Trentino – dal 2016 ad oggi sono cresciute di meno di 45 euro lordi mensili. Parallelamente, anche la contrattazione collettiva aziendale, che comunque coinvolge meno della metà degli addetti, ha faticato a svilupparsi, quando non ha rischiatoaddirittura di arretrare, persino nelle aziende in ottima salute, come evidenziato anche dalle cronache locali di queste settimane. Eppure in questo stesso periodoi profitti medi delle imprese sono decollati. E’ ora che la ricchezza prodotta venga redistribuita anche a lavoratrici e lavoratori– incalzano i segretari provinciali -. Non ci può essere nessuna ripresa economica solida se non si sostiene anche il potere d’acquisto delle famiglie. Non si usi la pandemia – concludono Terragnolo, Remorini e Moser – come scusa per non erogare aumenti per un’intera tornata contrattuale”.
La preoccupazione dei sindacati metalmeccanici è che, ancora una volta, vi sia da parte di Confindustria il tentativo di cancellare nei fatti, rendendola insignificante e inefficace, la contrattazione nazionale. Emblematico, a questo riguardo, è quanto accaduto nel comparto alimentare, dove le aziende che hanno voluto riconoscere aumenti salariali superiori all’inflazione sono state persino deferite ai Probiviri di Viale dell’Astronomia. “E’ un segnale molto grave – dicono i tre segretari trentini – poiché si percepisce il rischio della disgregazione, sembra prendere forma il disegno di un Paese nel quale il salario si contratta di fatto solo azienda per azienda, come oltreoceano, quando non individualmente. Un po’ come se la frammentazione del mercato del lavoro, che da 30 anni in qua ha progressivamente peggiorato le condizioni complessive del mondo del lavoro, con lavoratori senza contratto, precari, in appalto, con contratti pirata e così via, rischiasse ora di abbattersi anche nel cuore del sistema produttivo del Paese”.
“Il Contratto Nazionale dei metalmeccanici – proseguono i segretari di Fiom, Fim e Uilm – rappresenta infatti da sempre un punto di riferimento per tutti i settori del mondo del lavoro e la vertenza in corso è pertanto un importante tassello di un quadro più generale”.
Lo sciopero di giovedì prossimo è stato indetto in Trentino nelle ultime 4 ore di ciascun turno di lavoro.
Trento, 31 ottobre 2020