Trentino Digitale, lo sciopero va avanti
La Provincia si rifiuta di incontrare i lavoratori. Fiom, Fim e Uilm: ci hanno chiuso la porta in faccia. Così si crea ulteriore tensione
Un’altra giornata di sciopero. E’ questo quanto hanno deciso i lavoratori e le lavoratrici di Trentino Digitale, dopo che questa mattina nessuno dei rappresentanti della Giunta provinciale né dei dirigenti competenti ha trovato tempo di incontrare una delegazione sindacale e dare loro le risposte che attendono sul futuro della società. Un atteggiamento che ha suscitato delusione e tensione tra i tanti dipendenti già oggi fermi per otto ore che protestavano in Piazza Dante. “Nonostante fossero al corrente del presidio nessuno dei rappresentanti della Pat ha trovato il tempo per incontrare la delegazione sindacale, ma addirittura hanno chiuso a chiave la porta dell'entrata – denunciano con amarezza Fiom, Fim e Uilm del Trentino -. Quando ci si presenta per denunciare dei problemi oggettivi e la controparte ti chiude a chiave la porta in faccia, il risultato è quello di esacerbare ulteriormente gli animi”.
Da qui la scelta di proclamare un’altra giornata di protesta. La data verrà definita nei prossimi giorni, sulla base di quanto prevede la normativa per i servizi essenziali.
I lavoratori chiedono trasparenza e certezze per il futuro di Trentino Digitale. Nonostante le promesse dell’assessore Spinelli, ormai oltre un anno e mezzo fa, non c’è traccia di un piano industriale, manca il direttore generale e, dopo i fatti giudiziari che hanno coinvolto Roberto Soj, non c’è più nemmeno il presidente.
Lo stallo di questa situazione ha portato a ritardi sulle decisioni fondamentali per lo sviluppo strategico della società o, peggio, alla mancanza di decisioni che hanno poi precluso sviluppi in un settore (quello ICT) in cui la dinamicità e l’evoluzione è fondamentale.
Da anni lavoratori e sindacati denunciano lo stato di autogestione e l’impossibilità di una vera e concreta crescita professionale e salariale: non pochi sono stati i colleghi che hanno rassegnato le dimissioni per scegliere percorsi lavorativi diversi.
La conseguenza di questo lento depauperamento rischia di non garantire, già nel breve termine, la sostenibilità di vari servizi.
Un grido d’allarme a cui fino a questo momento, però, la Provincia e il Consiglio di amministrazione hanno risposto in modo generico o con il silenzio.