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Lavorare in quarantena, va superato l’ostacolo normativo

Cgil Cisl Uil: oggi chi lavora in malattia infrange la legge e espone a sanzioni il datore Si pensi a test in grado di misurare la carica virale per un rientro in servizio in sicurezza

Il problema dei lavoratori asintomatici che in quarantena obbligatoria non possono lavorare esiste. E ha ragione il dottor Ferro sul piano clinico nell’affermare che questi soggetti sarebbero in grado di svolgere il loro lavoro se stanno bene. La questione purtroppo non è medica, ma normativa ed è su quest’aspetto che bisognerebbe ragionare a livello nazionale”. E’ quanto sostengono Cgil Cisl Uil sull’obbligo dei lavoratori asintomatici di restare a casa, senza lavorare, durante i quattordici giorni di quarantena imposta dall’Azienda sanitaria o dal medico di base. Per i sindacati la questione va affrontata con raziocinio, senza scivolare in facili luoghi comuni.

Ad oggi, sulla base di quanto ha ribadito anche il Decreto Agosto il lavoratore, asintomatico in quarantena non può lavorare, nemmeno in lavoro agile. Questo perché la quarantena obbligatoria è equiparata alla malattia. Unica eccezione ammessa sono i lavoratori dei comparti essenziali (es. sanità).

Per superare questa empasse secondo i sindacati ci sono solo due strade, o si adottano test in grado di misurare la carica virale dei soggetti positivi e dunque sulla base dell’esito si decide quando un soggetto anche positivo può rientrare sul posto di lavoro perché non mette più in pericolo la salute degli altri contagiandoli. Oppure si rivedono le attuali norme che definiscono i comportamenti da adottare in quarantena.

Oggi lavorare in quarantena, anche da casa, vuol dire lavorare in malattia dunque chi lo fa sta di fatto commettendo un illecito truffando l’Inps. In caso di accertamenti il datore di lavoro va incontro a sanzioni. L’alternativa è cambiare la gestione del periodo di quarantena per gli asintomatici. E’ chiaro però che un passaggio di tal tipo non può essere fatto a livello locale né può essere deciso dall’Azienda sanitaria. E’ un provvedimento che deve essere adottato a livello nazionale”.

 


Trento, 9 settembre 2020

 

 

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