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Cgil Cisl Uil: solo un terzo delle imprese che hanno ottenuto i contributi provinciali a fondo perdu

Bene lo strumento per le aziende, ma non è così che si tutela l’occupazione. Sbloccare subito i 217 milioni di euro stanziati dal Governo che languono sul bilancio provinciale

stanziati dalla Provincia ha almeno un dipendente. E’ evidente dunque che non è attraverso strumenti di questo tipo che si tutela l’occupazione dipendente, come ha sostenuto nei mesi scorsi l’assessore al Lavoro Achille Spinelli”. I segretari provinciali di Cgil Cisl Uil tornano sulle misure messe in campo dalla giunta provinciale di fronte alla crisi economica prodotta dalla pandemia e sulla base dei dati forniti da Piazza Dante mettono in evidenza lo sbilanciamento tra sostegno alle imprese e sostegno al lavoro. A parlare sono i numeri: se il 64% delle aziende che hanno avuto accesso ai contributi sono partite Iva o ditte individuali, si deduce che sono appena 4.500 le imprese con dipendenti. I lavoratori che hanno usufruito della cassa integrazione in Trentino sono circa 80mila. “Non abbiamo nulla contro i sostegni anche a fondo perduto alle imprese locali colpite dall’emergenza Covid, anzi. Ma i politici non possono fare sempre propaganda. Chiediamo quindi alla giunta di fornire il numero preciso dei dipendenti delle imprese che hanno beneficiato degli incentivi per capire quanti sono i lavoratori che, almeno in teoria, sarebbero stati tutelati indirettamente da questa misura – insistono Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. E’ chiaro, però, che non sono questi gli strumenti più efficaci per sostenere le migliaia di lavoratori dipendenti in un momento di blocco delle attività come è stato il lockdown e la conseguente crisi economica”.
Per le tre confederazioni la Provincia si è mossa in un’unica direzione, trascurando il mondo del lavoro. “Per quanto ci riguarda la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali sono lo strumento che nell’immediato ha consentito davvero ai lavoratori e alle lavoratrici di andare avanti nonostante il blocco delle attività e le chiusure. Il tutto senza che la Provincia dovesse metterci neppure un euro perché il conto per le piccole imprese del terziario lo hanno pagato le aziende ed i lavoratori con i 18 milioni di versamenti accumulati nel Fondo di Solidarietà del Trentino, mentre tutto il resto è stato coperto dagli stanziamenti del Governo nazionale che ha finanziato la cassa integrazione Covid. Abbiamo chiesto alla Provincia nuove misure per sostenere i redditi delle famiglie e dei lavoratori e per rilanciare l’occupazione grazie agli investimenti pubblici, alle politiche industriali e ai progetti di riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. Purtroppo senza risposta alcuna fino ad oggi. Bisogna invece sbloccare subito i 217 milioni che il Governo nazionale ha concesso alla Provincia autonoma di Trento e che Fugatti ha deciso di non investire ma di far languire sui fondi di riserva del bilancio provinciale”.

Trento, 25 agosto 2020



 

 

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