NEWS

Scuola dell’infanzia. A settembre 67 sezioni in più, ma resta nodo personale

Sindacati: indispensabile inserire subito in chiamata diretta i nuovi posti per evitare che le scuole restino scoperte

A settembre nella scuola dell’infanzia ci saranno 67 sezioni in più. L’aumento, oggi all’esame della giunta provinciale, è frutto delle nuove regole imposte dal Covid -19 che vedrà un massimo di 22 bambini per sezione ma solo se gli spazi lo consentiranno, la previsione è addirittura di mantenere i 25 bambini per classe! Ad oggi non c’è stato ancora comunicato dove saranno attivate le nuove sezioni, ma è probabile che gran parte siano su Trento e Rovereto. La preoccupazione dei sindacati è, però, legata agli organici. “E’ fondamentale che questi posti aggiuntivi vengano inseriti subito in chiamata diretta – spiegano Bianca Francesconi di Flc Cgil, Stefania Galli di Cisl Scuola ed Ennio Montefusco di Satos -. In questo modo sarà possibile assegnare supplenze annuali. In caso contrario temiamo che molti di questi posti possano restare scoperti con conseguenze negative per i bambini e le bambine” e con il rischio che le norme sanitarie possano essere disattese.

Questa e altre richieste sono state inserite in una lettera inviata nei giorni scorsi all’assessore Mirko Bisesti e ai vertici del Dipartimento istruzione. Le questioni aperte sono ancora molte e tra venti giorni le scuole dell’infanzia apriranno le porte.

Fondamentale è anche affrontare e risolvere la posizione delle coordinatrici pedagogiche, figure che negli anni hanno visto aumentare il carico di mansioni burocratiche a scapito della funzione pedagogica. Una situazione che l’emergenza sanitaria ha ulteriormente aggravato, mettendo in seria difficoltà queste lavoratrici, che hanno il delicato compito di coordinare circoli didattici anche su aree territoriali molto estese con riconoscimento professionale ed economico assolutamente inadeguato. “Nella fase della riapertura a luglio le coordiantrici sono state lasciate sole. Ma c’è un problema organizzativo più in generale e strutturale, legato alla carenza di personale di segreteria in diversi circoli didattici. Non solo, manca per i coordinatori pedagogici la figura del collaboratore, come nelle scuole, che coadiuva nell'organizzazione del servizio. Fino a questo momento tutte le richieste di integrare i posti vacanti sono rimaste inascoltate, così come sono cadute nel vuoto le richieste di un’adeguata valorizzazione di queste figure. E’ ora di aprire il confronto anche su questi temi se si vuole veramente che la scuola dell’infanzia funzioni”, concludono i sindacalisti.

Ad oggi non abbiamo nessuna indicazione chiara su come ripartirà l’anno scolastico. Le informazioni le abbiamo apprese per vie informali o dai giornali, ma nessun confronto c’è stato ancora con Assessore e Dipartimento – incalzano i sindacati -. Non sappiamo come si svolgerà l’attività didattica, né se ci saranno insegnanti sufficienti. Nessun confronto è stato fatto anche sui parametri sanitari, che potrebbero essere rivisti allo stato attuale dei contagi. Un esempio: solo ieri, in tarda mattinata, ci è stata inviata una breve nota informativa sulla delibera che andrà oggi in Giunta, che riguarda l’adeguamento degli organici della scuola dell’infanzia rispetto alla modifica del Piano annuale dell’infanzia.”.

Assessorato e Dipartimento si erano impegnati a convocare un tavolo per condividere le nuove modalità di avvio dell’anno scolastico, anche partendo da una valutazione della sperimentazione avvenuta tra metà giugno e fine luglio. “Ad oggi non ci è stato fornito alcun dato: non sappiamo quanti bambini hanno costantemente frequentato così come previsto dal protocollo sanitario, qual è stato l’impatto della sperimentazione né quali sono state le eventuali criticità. Eppure un ragionamento sarebbe stato prezioso per programmare la ripartenza. Inoltre, alle nostre richieste di confronto e di chiarimento anche in parallelo a quanto previsto nel restante comparto scuola, la Provincia ha risposto con argomentazioni assurde giustificando la “differenza di trattamento” tra scuola dell’infanzia e resto del mondo scolastico col fatto che la “prima non è scuola, ma un servizio della Provincia”. “Per quanto ci riguarda la scuola dell’infanzia è scuola, come definito nella legge 13/77”

Quel che è certo è che totalità del personale, insegnanti e personale d’appoggio, coordinatori pedagogici e strutture di supporto provinciali e del mondo delle scuole dell’infanzia equiparate ha dato disponibilità a partecipare alla sperimentazione estiva, ad eccezione di quelle lavoratrici e lavoratori che non potevano per le ragioni consentite e tutelate dalla legge. “Il servizio è stato attivato in modo regolare e nessun bambino è stato tenuto fuori per carenza di insegnanti . Tutto il personale ha svolto un eccellente lavoro, mettendosi in gioco e sperimentandosi su un campo anche per loro totalmente nuovo alla luce delle restrizioni imposte dal covid-19. E’ importante adesso valorizzare questa esperienza oltre che prendere atto della professionalità dimostrata”.

E sugli organici aggiungono: “La scuola dell’infanzia soffre di una carenza di personale insegnante. E’ giunto il momento di fare un ragionamento di ampio respiro sollecitando un ampliamento dei posti disponibili alla facoltà di Scienze della formazione primaria di Bressanone, o ad un’attivazione del corso a Trento. Allo stesso tempo è necessario superare alcune differenze contrattuali che oggi esistono per il personale precario dell’infanzia e della primaria: chi ha un contratto a tempo annuale alle elementari viene retribuito su 12 mesi, quelli dell’infanzia su 10. E’ ovvio che chi ha la possibilità di scegliere opti per la strada più conveniente. E’ ora di risolvere questa questione contrattuale”.

Infine la questione dei test sierologici per il personale della scuola, che verranno somministrati su base volontaria. Le tre sigle sindacali sono favorevoli a rendere disponibili i test, ma non capiscono per quali ragioni sarebbero esclusi dalla somministrazione insegnanti e operatori d’appoggio precari. “E’ un non senso, perché la tutela della salute vale per tutti. Si sottovaluta inoltre che nel prossimo anno scolastico il personale precario sarà comunque più numeroso per lo sdoppiamento delle classi”. Del resto in questa direzione va il protocollo siglato ieri tra segreterie nazionali e governo sulla ripartenza della scuola. “A livello nazionale è stato condiviso che i test diagnostici siano resi disponibili a tutto il personale, di ruolo e supplente. Non si capisce perché il Trentino debba fare di meno”, concludono i tre sindacalisti.



Trento, 7 agosto 2020








 

 

 

 

TORNA SU