Autostrada. Domenica e lunedì sciopero nazionale
Il 9 incrociano le braccia i casellanti per 4 ore su ogni turno. Il 10 si ferma il personale tecnico e amministrativo. E in A22 i lavoratori chiedono ancora l’assunzione di addetti all’esazione
Domenica e lunedì si ferma, per quattro ore, il personale delle autostrade italiane. La protesta indetta unitariamente da Filt Cgil, Uiltrasporti, Sla Cisal e Ugl Trasporti riguarderà domenica i lavoratori e le lavoratrici dei caselli, lunedì invece il personale amministrativo e tecnico.
Alla base dello sciopero il ricorso eccessivo alla cassa integrazione e le modifiche unilaterali a orari e turni di lavoro rispetto alle previsioni del contratto nazionale, che in alcune concessioni hanno avuto conseguenze sul servizio agli utenti per il mancato rispetto delle norme del Ministero dei Trasporti sui presidi minimi dei caselli. Una situazione aggravata dall’emergenza pandemia che ha penalizzato occupazione e redditi del settore, dall’incertezza per l’assegnazione delle concessioni scadute e dalla situazione di Aspi. “Abbiamo denunciato pubblicamente – spiegano in una nota congiunta le segreterie nazionali - che in questo settore dopo il lockdown e le inevitabili prime nove settimane di ammortizzatore sociale, con il Paese che si riapriva alla circolazione, l’ulteriore utilizzo di ammortizzatori sociali era di fatto un utilizzo improprio e sbagliato di risorse pubbliche, un ingiustificato attacco al reddito delle lavoratrici e dei lavoratori, una immotivata ed assurda contrazione e/o privazione di importanti servizi per la clientela”.
Una situazione che non ha escluso anche l’Autostrada del Brennero come affermano i segretari provinciali di Trento e Bolzano della Filt Cgil, Stefano Montani e Anita Perkmann, con l’aggravante che Via Berlino ad oggi si ostina ancora a non riattivare i contratti a tempo determinato per il personale addetto all’esazione. “Mancano all’appello numerosi lavoratori che gli altri anni coprivano l’estensione dei turni e le ferie - dicono i due sindacalisti -. A22 si ostina a non farsi carico della carenza di organici in questo comparto, pur avendo la capacità finanziaria per far fronte alle nuove assunzioni. Il risultato è che si scarica l’obiettivo del risparmio sui lavoratori più fragili e meno tutelati e si offre un servizio peggiore all’utenza”.
Il timore è che la partita aperta sul rinnovo della concessione e le condizioni che dovranno essere condivise per l’uscita dei soci privati dalla Spa stiano frenando i vertici della società. “Non possiamo però accettare che a pagare siano i lavoratori in termini di occupazione e retribuzioni”, concludono Montani e Perkmann.
Trento, 6 agosto 2020