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Anziani. La riorganizzazione sanitaria delle Rsa rischia di non produrre alcun vantaggio

Cgil Cisl Uil: metodo sbagliato. Il vero nodo è l’assenza di risorse aggiuntive per assistenza sanitaria e socio-assistenziale

Non è con decisioni imposte dall’alto che si può riorganizzare l’assistenza sanitaria all’interno delle residenze per gli anziani. Sarebbe opportuno, invece, che la giunta provinciale una volta per tutte affrontasse il tema dell’assistenza agli anziani in maniera completa e organica, facendo un ragionamento serio sulla riforma che ha congelato, sulle professionalità e sulla qualità dei servizi da erogare”. I segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino non nascondono il proprio sconcerto per il metodo con cui l’Esecutivo intende modificare l’organizzazione sanitaria delle Rsa, spostandone il coordinamento sanitario sull’Azienda sanitaria. “Non è sicuramente quella dell’emendamento la strada giusta per apportare queste modifiche, senza alcun confronto né coinvolgimento delle Apsp – sottolineano i tre segretari -. Entrando a gamba tesa il presidente Fugatti delegittima il ruolo di queste realtà. E resta il dubbio che queste modalità siano pensate ad arte per creare scompiglio distogliendo il dibattito pubblico dal vero nodo, cioè il fatto che non ci sia un solo euro in più né per i medici che operano nelle Rsa, né in generale per il welfare anziani rispetto alla situazione attuale. Non sono infatti sufficienti i 16 dirigenti medici previsti dalla Giunta provinciale al posto di quelli che operano attualmente per le Apsp per garantire un servizio sanitario di qualità agli ospiti delle Rsa al tempo del Covid. Servono maggiori investimenti da parte della Provincia perché ad oggi si tratta di un’operazione che non porta alcun vantaggio alle comunità e non potenzia il servizio né a favore degli ospiti delle case di riposo, né a favore del territorio. Lo dimostra il fatto che l'operazione è a saldo zero per le casse di piazza Dante”.

 

Trento, 17 luglio 2020



 

 

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