Università. Addetti alle mense da lunedì rischiano di restare senza lavoro
Sindacati: Risto 3, che ha vinto l’appalto, non ha ancora riassunto i 48 addetti, che intanto sono a casa senza retribuzione né ammortizzatori sociali. La Provincia intervenga allungando la cassa integrazione per tutti i lavoratori delle mense.
A nulla sono serviti fino a questo momento gli incontri con Risto 3 e Opera universitaria nel tentativo di dare risposte ai 48 lavoratori e lavoratrici delle mense universitarie che con il cambio di appalto e la chiusura dei ristoranti per gli studenti imposta dal Coronavirus rischiano di restare senza un’occupazione. Da lunedì di fatto la cooperativa trentina subentra a Sma srl nella gestione delle mense e ai bar, ma fino a questo momento non ha ancora assunto gli addetti. A peggiorare il quadro il fatto che questi lavoratori, quasi tutte donne e con contratti part time, sono a casa senza stipendio né ammortizzatore sociale. “Ancora una volta un cambio d’appalto che si traduce in uno scarica barile sulla pelle delle lavoratrici – tuonano i segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher insieme ai funzionari che seguono il settore Francesca Delai, Gabriele Goller e Dino D’Onofrio -. Pretendiamo che ognuno si assuma la piena responsabilità di questa situazione garantendo continuità occupazionale e retributiva a questi addetti, come peraltro prevede il contratto nazionale di lavoro”.In buona sostanza i lavoratori sono rimasti incastrati in una situazione in cui nessuno degli attori coinvolti è pronto a fare un passo in avanti. Da una parte c’è Risto 3 che da settimane temporeggia con le nuove assunzioni con l’obiettivo di rinegoziare i termini dell’affidamento del servizio, viste le mutate condizioni in cui operano oggi le mense e l’incertezza sulla riapertura delle lezioni universitarie in presenza a settembre. Dall’altra che l’Opera Universitaria che intanto non cede e non affianca Risto 3 per garantire il pieno rispetto di quanto prevede il capitolato d’appalto e il contratto nazionale di lavoro. Sullo sfondo l’immobilismo della Provincia. “Questa è solo la prima di una serie di situazioni critiche per gli addetti alle mense scolastiche che da qui a settembre è destinata ad esplodere – insistono -. Per questa ragione abbiamo chiesto alla Provincia un incontro per trovare una soluzione”. La richiesta dei sindacati è quella di allungare di otto settimane la cassa integrazione per questi lavoratori. “La gran parte di loro, come quelli delle mense universitarie, sono fermi da marzo e hanno esaurito la cassa integrazione Covid 19 e non possono essere licenziati fino al 18 agosto. Si trovano dunque senza lavoro e senza alcun sostegno al reddito. Bisogna intervenire subito”, insistono i sindacati che chiamano in causa anche i vertici dell’Università di Trento. “E’ importante fare chiarezza se a settembre ripartiranno le lezioni in presenza e in che misura. Non si possono lasciare i lavoratori e le loro famiglie appese ad un filo”, concludono i sindacalisti.Intanto mercoledì in tutta Italia e anche in Trentino i lavoratori e le lavoratrici delle mense scolastiche e aziendali si mobilitano per chiedere certezze per il loro futuro. Tutti hanno esaurito le quattordici settimane di cassa integrazione Covid 19 ed è urgente una proroga dell’ammortizzatore sociale.
Trento, 19 giugno 2020