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Mercato del Lavoro. Nel primo trimestre 2020 occupazione in calo

I dati Istat certificano una tenuta della disoccupazione che a marzo non aveva ancora subito l’effetto del blocco totale. Cgil Cisl Uil: Serve un piano straordinario di investimenti che sostenga crescita e occupazione di qualità

Si ferma al 5.1% la disoccupazione in Trentino nel primo trimestre di quest’anno, in lieve calo rispetto al 5.8% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Il dato contenuto nella periodica rilevazione Istat sul mercato del lavoro, evidentemente, non registra ancora a pieno l’impatto della crisi economica legata all’emergenza sanitaria e sconta il fatto che a marzo la ricerca di un'occupazione, criterio necessario per essere registrati tra i disoccupati, era materialmente impedito dal lockdown.
Inoltre, i primi due mesi del trimestre, gennaio e febbraio, avevano fatto registrare un andamento record sul fronte del turismo, mentre la perdita di occupazione si è manifestata successivamente, con il blocco delle attività economiche imposte dalla pandemia, a partire da fine febbraio.
In generale le persone in cerca di lavoro a fine marzo erano 13mila, due mila in meno rispetto ai dodici mesi precedenti. I disoccupati sono 8mila tra gli uomini, 5 mila tra le donne.
Se il tasso di disoccupazione resta sostanzialmente stabile, ma poco significativo in questa fase, il report dell’Istat certifica invece un forte allentamento sul fronte dell’occupazione: la percentuale di persone con un lavoro è pari al 67.1% contro il 68.5% del primo trimestre 2019. Gli occupati totali sono 236mila, tre mila in meno.
“Il dato allarmante è il crollo che si registra sul fronte degli occupati e degli attivi – spiegano i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino -, crollo che trova peraltro conferma nei dati amministrativi elaborati da Agenzia del Lavoro”. A preoccupare è anche la dinamica negativa del tasso di attività. La fotografia scattata dall’Istat segnala infatti un aumento delle persone sfiduciate, che non cercano lavoro in modo attivo. Cala, infatti, il tasso di attività dal 72.3% al 70.8% e parallelamente cresce il tasso di inattività dal 27.7% al 29.2%. E’ evidente che a marzo, in pieno lockdown, chi ha perso il lavoro o non ne aveva uno, non poteva in alcun modo attivarsi per cercarlo e quindi viene registrato dall’Istat come inattivo e non come disoccupato in quanto per rientrare in quest'ultima definizione bisogna dichiarare di aver cercato attivamento un’occupazione.
“I dati sull’andamento del mercato del lavoro così come l’andamento delle richieste di accesso alla cassa integrazione impongono di intervenire tempestivamente sul fronte dell’occupazione con un piano straordinario di investimenti pubblici e provati – dicono Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. E’ questa la strada maestra da una parte per contenere l’emorragia di posti di lavoro, dall’altra per sostenere la ripartenza e l’innovazione del nostro sistema produttivo”.
Su un punto le tre confederazioni sono nette: la sfida non è solo creare occupazione, ma puntare a posti di lavoro di qualità. “Anche nel dramma dell’emergenza sanitaria sarebbe perdente investire sulla precarietà, perché questo non garantirebbe nel medio lungo periodo la tenuta economica e sociale del nostro sistema”, concludono i segretari generali.

 Trento, 12 giugno 2020

 

 

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