Con una lettera indirizzata alla ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, i presidenti dei fondi di solid
Convenzione tra Azienda Sanitaria e Confindustria: i lavoratori con anticorpi rilevati dai test sierologici saranno sottoposti a tampone.
Dichiarazioni dei segretari di CGIL CISL UIL del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti
“Il protocollo condiviso tra Azienda provinciale per i servizi sanitari e Confindustria Trento va esteso immediatamente a tutti i settori produttivi, primi tra tutti quelli in cui la prestazione di lavoro avviene a contatto con utenza esterna. Non si capisce infatti perché la sanità pubblica garantirà l’accesso ai test rinofaringei per la rilevazione della positività al SARS-CoV-2 solo ad alcuni lavoratori - quelli di aziende iscritte all’associazione degli industriali che aderiranno alla convenzione con l’Apss - e non a tutti quelli per i quali venisse riscontrata la presenza di anticorpi in base ad esami sierologici.
Vanno evitate forme di discriminazione tra lavoratori. La Provincia deve intervenire subito a garanzia dell’imparzialità delle prestazioni offerte dall’Azienda sanitaria ai cittadini. Non ci pare poi abbia alcun senso dal punto di vista sanitario garantire il tampone ad un impiegato di un’azienda industriale ed escludere invece una commessa, un cameriere o un addetto al pulimento che operino in altri settori. Di fronte al rischio per la propria salute e quella degli altri, non ci possono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B.
Più in generale è tempo che Provincia e Azienda Sanitaria fissino dei protocolli chiari sulla questione dei test sierologici come stanno già facendo altre Regioni, individuando quelli più affidabili presenti sul mercato e cominciando ad inserirli come prestazioni all’interno di una strategia generale di prevenzione che garantisca una reale capacità di analisi dell’esposizione della popolazione al Covid-19. Sono settimane che se ne parla ma in piazza Dante tutto tace”.