Diaspro: «Fugatti la smetta di attaccare i dipendenti pubblici»
Con riferimento agli ultimi annunci da parte della Provincia, ecco la nota di Luigi Diaspro, segretario generale della Funzione pubblica Cgil del Trentino
Il Pubblico sordo e indifferente all’uscita dalla fase dell’emergenza, da richiamare a cuore e coraggio e dunque al rientro negli uffici è l’ennesima rappresentazione distorta, parziale e ideologica della realtà da parte del presidente Fugatti, il quale ogni giorno alimenta nell’opinione pubblica trentina un ritorno ai luoghi comuni e agli stereotipi sui dipendenti pubblici, il nuovo nemico da mettere all’indice, secondo il consolidato copione che insegue il consenso elettorale.
È ormai evidente che quando questa amministrazione parla di semplificazione e di avanzamento tecnologico e digitale della “P.A.” trentina ha in mente in realtà un processo di riduzione del perimetro pubblico, che avrebbe assunto “spazi esorbitanti” come scritto nei documenti provinciali, e un ridimensionamento di diritti e retribuzioni, a partire dal negare il rinnovo del contratto con le risorse scippate sino al preannunciato allungamento degli orari di apertura degli sportelli sino alle 19.30 e anche di sabato, per favorire cittadini e imprenditori.
I cittadini e gli imprenditori che vogliono recarsi in Provincia devono sentirsi dire non che i pubblici dipendenti sono fannulloni e gli uffici sono chiusi causa loro, ma che i servizi sono erogabili on line, via telefono, per appuntamenti, e con modalità telematiche che proprio la pandemia ha mostrato essere a portata di mano. Si guardi alle amministrazioni più avanzate da questo punto di vista, come Inps e Agenzia delle Entrate. Il personale ha mostrato nell’emergenza di essere pronto a fare il salto di qualità bruciando le tappe per semplificare e innovare.
La politica no. La politica vuole i travet d’antan dietro gli sportelli fino a sera fonda e anche di sabato, così, a prescindere. Poi però facciamo le discussioni sull’estremo e urgente bisogno di nidi e materne e di servizi di welfare sul territorio per la conciliazione. Però evidentemente la questione riguarda solo imprenditori e lavoratori privati, si sa che i pubblici dipendenti non hanno né figli né genitori anziani né persone fragili da accudire. Lo si sa perché è proprio un requisito per l’assunzione, vero presidente Fugatti?
Se al momento le condizioni di sicurezza non consentono la presenza di tutto il personale in ufficio, ricordiamo che è vigente e legge dello stato la previsione dello smart working come modalità ordinaria di lavoro nella P.A., e questo almeno sino al 31 luglio e, nelle norme di cui al decreto rilancio, sino la 31 dicembre 2020. Quella è la strada, non i doppi turni come nelle scuole qualche anno fa! E in ogni caso, basta annunci e decisioni calate dall’alto: su queste materie è prevista la contrattazione coi rappresentanti dei lavoratori.
Ricordiamo poi al Dirigente Generale Nicoletti che nel periodo Covid hanno lavorato in modalità agile 3.181 dipendenti, non 2.600, e gli strumenti messi a disposizione dalla Pat non superavano i 600, quindi altri 2.581 hanno lavorato con propri dispositivi e proprie linee di connessione, a proprie spese, per le quali non risulta alcun rimborso, tanto per essere chiari rispetto quanto da lui sostenuto.
Lo abbiamo detto e ripetuto, questa pandemia deve essere l’occasione per mettere mano anche alla riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, attraverso una analisi di quello che è avvenuto, dalla qualità dei servizi, alla conciliazione dei tempi, ai risparmi per la P.A., alla riduzione dell’inquinamento ambientale, alla tutela dei diritti di chi lavora. Quello che vediamo in Trentino è invece il tentativo ormai esplicito di declinare questo processo in senso punitivo per i pubblici dipendenti.