Dall’Iorestoacasa al tuttinufficio
Assurda la fretta di far rientrare i lavoratori in sedi non sicure
«L’attacco ai dipendenti pubblici continua. Dopo l’esproprio delle risorse per l’indennità di vacanza contrattuale e la decisione autonoma e autoritaria della distribuzione delle risorse per il premio Covid-19 per sanità e case di riposo, ecco l’assolutismo padronale con cui la Provincia procede sulla “Fase 2” col rientro nelle sedi di lavoro. L’operazione demagogica e pregiudiziale si alimenta ogni giorno, prevalgono autoreferenzialità e atteggiamenti punitivi verso lavoratori che hanno consentito al Trentino di affrontare l’emergenza assicurando servizi e diritti fondamentali. Il sindacato è diventato un nemico da colpire con l’esclusione dalle decisioni, in violazione di norme e contratti collettivi. Richiamiamo i vertici della Provincia al rispetto delle relazioni sindacali e delle norme in materia di salute e sicurezza per la prevenzione del Covid-19, su cui non faremo sconti». Così il segretario generale della Fp Cgil, Luigi Diaspro.
Come spiega il referente del settore, Stefano Galvagni: «La circolare 5 della Provincia prevede il rientro del 50% del personale. Ennesima decisione chiave comunicata senza il preavviso previsto dalle norme, senza confronto e senza tener conto della direttiva del Ministero Funzione Pubblica secondo cui, fino al 31 luglio, lo “smart working” deve essere la modalità ordinaria di lavoro. È stata lasciata poco più di una giornata per riorganizzarsi dopo appena 10 giorni dalla precedente circolare, che prevedeva un tetto massimo del 50% di rientri. Non si capisce poi se il 50% vada considerato su tutta la Provincia o diviso per Servizi o tipologia di attività. Su tutto, troppa discrezionalità data ai dirigenti, con comportamenti assurdi che ci vengono segnalati ogni giorno e di cui stiamo prendendo puntualmente nota».
Il rientro massificato e repentino pone molti problemi: «In tante sedi mancano sistemi di misurazione della temperatura, mascherine, igienizzanti e distanze. L’inadeguatezza dei dispositivi di protezione è dichiarata sul documento “Nuove modalità di fornitura e distribuzione materiale anti-covid19” firmato da Silvio Fedrigotti».
Il sindacato lamenta il disinteresse della Pat a fornire dati sullo smart working nei mesi di “chiusura delle sedi”, durante i quali 3.185 dipendenti hanno lavorato da casa e spiega: «Abbiamo nostri dati, che ci dicono che non v’è stata minor produttività quanto piuttosto un calo delle attività prodotto dal lockdown, durante il quale molti hanno usato i propri dispositivi e connessioni per fornire i servizi. Dunque nulla giustifica questa fretta, se non un pregiudizio sul lavoro agile e sui dipendenti pubblici. Del resto abbiamo recentemente letto le inaccettabili dichiarazioni di Spinelli, che parla di lentezze della “pa” trentina che, al contrario, viene sempre indicata tra le più efficienti d’Italia».
Fp Cgil chiede di riaprire il confronto con il sindacato, per un percorso condiviso che accompagni il rientro e permetta di organizzarsi nella cura dei figli. «Inaccettabile ricevere disposizioni tanto impattanti senza preavviso e condivisione dei piani di rientro come successo positivamente, invece, in alcune strutture tramite i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. In pratica, dallo slogan “io resto a casa” la Provincia è passata in un batter d’occhio al “tutti in ufficio”».