Fase 2. Cgil Cisl Uil: “Positivo l’accordo tra Stato e Regioni sulle riaperture”
Per i sindacati però non è tempo di abbassare la guardia. Appoggio alle richieste degli ordini delle professioni sanitarie per i piano per la fase 2. “L’accordo con Confindustria non basta. Test sierologici efficaci disponibili a tutta la popolazione
Dichiarazioni dei segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
“L’accordo tra il Governo Conte e le Regioni e le Province autonome è sicuramente positivo, un risultato soddisfacente. Anche in Trentino lunedì potranno quindi essere riaperte le attività economiche di bar, ristoranti e servizi alla persona senza fughe in avanti ma dentro un quadro nazionale omogeneo, con protocolli su salute e sicurezza condivisi e regole chiare e certe per le imprese. Ora però, mitigando le prescrizioni, aumentano le responsabilità di Regioni e Province autonome nel gestire la fase 2. Dipenderà quindi da noi se riusciremo a gestire le conseguenze sanitarie delle riconquistate libertà. Per questo in Trentino dobbiamo fare chiarezza una volta per tutte sui dati epidemiologici che trasferiamo a Roma, dobbiamo moltiplicare l’impegno per monitorare il rispetto delle regole per la salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro e rafforzare gli strumenti di prevenzione della sanità territoriale pena l'attuazione di prescrizioni più severe.
Nel pomeriggio di ieri, durante un incontro con il Presidente Fugatti, avevamo avuto modo di apprezzare la volontà della Giunta di adeguarsi alle regole Inail nazionali, in un momento in cui non era ancora chiaro se le Regioni sarebbero riuscite a trovare un accordo su protocolli omogenei anche se meno restrittivi. Il risultato finale è più che soddisfacente, per la nostra Provincia, per le nostre imprese e per nostri lavoratori.
Ora però non è il momento di abbassare la guardia. Il nuovo coronavirus è ancora in circolazione e dobbiamo mantenere alta l’attenzione di tutti i nostri concittadini. La battaglia contro il Covid-19 non è ancora vinta, anzi questo è il momento più delicato perché non possiamo permetterci che la diffusione del SARS-CoV-2 si allarghi, pena un ritorno al lockdown.
Per questo appoggiamo con forza l’iniziativa degli ordini delle professioni mediche che in un documento hanno chiesto alla Provincia un piano sanitario condiviso per la Fase 2. Quella proposta ha il merito di nascere su un’idea di sanità pubblica focalizzata sulla prevenzione, sulla medicina territoriale e sulla diffusione di strumenti di screening.
A questo proposito riteniamo che l’ipotesi di accordo tra Provincia e Confindustria per i test sierologici sia un primo passo, ma non sia ancora sufficiente. E’ tempo che la Provincia tramite l’Azienda sanitaria fissi dei protocolli specifici sui test rapidi, individui i prodotti più efficaci sul mercato e ne permetta la diffusione alla fetta più ampia della popolazione, facendo comprendere ai cittadini l’utilità e i limiti di questi test. Per contenere il virus in una fase molto delicata considerata la riduzione dei vincoli ai movimenti delle persone, è fondamentale disporre di una pluralità di strumenti di prevenzione e tracciamento.
Lo ripetiamo: sebbene i dati siano in miglioramento non si conosce ancora bene l’evoluzione dell’epidemia che potrebbe comunque riprendere. Il Trentino per numero di decessi e di contagiati nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria e fino a pochi giorni fa è stato in una posizione molto peggiore di tante regioni anche del nord. Non possiamo permetterci di tornare a quei giorni così drammatici”.
Trento, 16 maggio 2020