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Rsa, si studia il protocollo sicurezza

Diaspro, Pallanch e Tomasi: «Un punto di partenza per ridiscutere tutte le criticità emerse durante la fase più acuta dell’emergenza»

Rsa, si studia il protocollo sicurezza

«Grazie alle nostre forti sollecitazioni, oggi siamo alla vigilia dell’adozione del Protocollo sicurezza Covid-19 nelle Case di riposo: uno strumento fondamentale in una fase in cui, lungi dall’aver superato l’emergenza, devono diventare strutturali le misure di prevenzione e sicurezza, le modalità di lavoro e di cura a maggiore caratterizzazione sanitaria, la formazione e l’informazione diffusa tra gli operatori, l’adeguatezza e la disponibilità di dispositivi di protezione a partire dalla mascherine». Sono le parole dei segretari generali della Fp Cgil Luigi Diaspro, della Cisl Fp Giuseppe Pallanch e della Uil Fpl Marcella Tomasi.

«Le richieste delle organizzazioni sindacali confederali – spiegano ancora - sono state ampiamente recepite nelle linee guida, tratteggiando un documento che, se adottato con tempestività dal Coordinamento provinciale, può consentire chiarezza, consapevolezza e maggiore sicurezza nelle strutture: si riconosce la partecipazione delle organizzazioni Cgil, Cisl, Uil come valore e non come orpello. Un buon punto di partenza dopo una fase oggettivamente complicata».

Fin dal 27 marzo, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto l’attivazione di un tavolo di sicurezza Covid-19 per le Rsa. Una fase in cui tanti operatori e tantissimi ospiti si sono contagiati, ammalati, tanti anziani sono deceduti. Una fase in cui al sindacato non è stato riconosciuto il proprio ruolo di rappresentanza dei lavoratori, in cui sono prevalse logiche che, nell’emergenza, hanno messo in quarantena anche i diritti contrattuali.

«Il tema dei tamponi sistematici a personale e ospiti, chiesto sin dalle prime fasi come strumento unico per un’indagine anche sugli asintomatici, è finalmente recepito nelle linee guida: alla luce anche delle disponibilità e dell’alto numero dei tamponi che colloca oggi il Trentino al primo posto tra le regioni italiane. Confidiamo che si archivi in fretta una fase di incertezza sul punto e di grave preoccupazione e stress tra gli operatori, che potranno contare su uno strumento di verifica periodica del proprio stato di salute».

Oggi è però anche il tempo di affrontare sul piano dell’organizzazione del lavoro le tante questioni aperte dall’emergenza nelle Rsa: orario e carichi di lavoro, sospensione dei turni di 12 ore che hanno sfinito il personale, programmazione delle ferie, condizioni di lavoro e rapporto ospiti – operatori alla luce delle nuove modalità di lavoro a forte esigenza sanitaria, il tema delle indennità e dell’adeguatezza degli organici in relazione all’apertura delle strutture di “transito” per i nuovi inserimenti e delle strutture “covid”, oltre che della necessità di presidiare aree e spazi separati Covid – non Covid nelle stesse strutture ma col medesimo personale in organico prima dell’emergenza.

«Tutto questo deve portare all’apertura di un tavolo di confronto urgente, con lo stanziamento di apposite risorse per riconoscere in modo strutturale e non una tantum il ruolo fondamentale di questi operatori per garantire accudimento e vicinanza ai nostri anziani».

 

 

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