Primo Maggio 2020. Al centro solidarietà e lavoro
“Grazie a tutti quanti si sono spesi in queste settimane di emergenza. Ripartire da sicurezza e salute, in tutti i luoghi di lavoro e nella società”
“Tra le tante cose negative che questa emergenza ci ha lasciato ce n’è anche una positiva: abbiamo imparato che nella nostra società abbiamo bisogno di tutti i lavoratori e del lavoro di tutti”. E’ dalle parole del presidente della Consulta degli Studenti dell’Università di Trento, Edoardo Meneghini, che è partito il Primo Maggio trentino. Una festa insolita quella di quest’anno che Cgil Cisl Uil hanno deciso di celebrare all’esterno dell’ospedale Santa Chiara di Trento, insieme agli ordini professionali di medici, infermieri, farmacisti, tecnici sanitari, psicologi e ostetriche e a cui ha preso parte anche l’assessora alla Sanità Stefania Segnana e il direttore dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon. Un momento simbolico per dire grazie a tutti i lavoratori e le lavoratrici che con dedizione, impegno e forza impagabile hanno permesso alla nostra comunità di gestire la più grave emergenza dal Dopoguerra ad oggi: i medici ospedalieri e quelli di base, gli infermieri, gli oss, il personale delle pulizie, le forze dell’ordine, chi opera nella logistica, le lavoratrici e i lavoratori dei supermercati, quelli delle aziende delle filiere essenziali, tutti i lavoratori e le lavoratrici che si prendono cura dei più fragili, anche nelle nostre case, quelli che da casa hanno continuato a lavorare continuando a garantire servizi e istruzione.
Filo conduttore della breve cerimonia i temi di solidarietà e sicurezza. A cominciare dall’impegno degli universitari trentini che si sono fatti promotori di una raccolta fondi a sostegno della sanità, ottenendo un ottimo riscontro tra i cittadini che con le loro donazioni hanno permesso di raccogliere 340 mila euro. E ancora quella dimostrata dai lavoratori e dalle lavoratrici che non si sono mai tirati indietro, anche mettendo a rischio la loro salute ma dimostrando sempre profonda umanità.
Su sicurezza e diritto alla cura sono intervenuti tutti i presidenti degli ordini professionali, che non hanno mancato di sottolineare anche le difficoltà che il personale ha dovuto fronteggiare per rispondere all’emergenza sanitaria. Da qui l’appello trasversale alle istituzioni: la parte più difficile comincia con la fase 2; la ripartenza dovrà avvenire garantendo la massima sicurezza a tutti gli operatori sanitari, perché è così che si tutelano anche i cittadini. Dunque attenzione altissima sui tamponi e sui dispositivi di protezione individuale, ma anche riorganizzazione dei servizi sanitari dando centralità alla medicina territoriale”.
Infine i sindacati con i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, che dopo aver ringraziato tutti i lavoratori e le lavoratrici e ricordato anche la fatica di quanti hanno perso l’occupazione o si trovano in cassa integrazione hanno concluso: “Da lunedì comincia una nuova fase, non meno complicata di quella che abbiamo vissuto fino a questo momento. Avvicinandoci alla fine del lockdown non dobbiamo dimenticare il sacrificio degli operatori sanitari, delle famiglie che hanno perso i loro cari; non dobbiamo dimenticare neanche per un momento che la nostra sanità è arrivata ad un passo dal colosso. Questo ricordo deve essere monito per i nostri comportamenti, come istituzioni e singoli cittadini: tutti dobbiamo essere responsabili, perché dalle nostre scelte dipende la nostra risalita”.