NEWS

Fase 2, sindacati esclusi dai tavoli sul turismo

“Impensabile definire le linee guida per la riapertura escludendo chi rappresenta i lavoratori. Non può esserci ripartenza senza garanzie per la salute”

Quattordici tavoli per la ripartenza del turismo dopo l’emergenza sanitaria, per definire le procedure da seguire per il riavvio delle attività in alberghi e mondo della ristorazione. Il tutto tagliando fuori chi rappresenta il lavoratori. “E’ una scelta inaccettabile, che auspichiamo non tradisca la volontà di avere le mani libere per riaprire in fretta a spese della salute dei lavoratori e di tutta la collettività”. Sono furiosi i segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, dopo avere appreso dalla stampa l’ultima decisione dell’assessore Failoni in accordo con le categorie imprenditoriali e l’azienda sanitaria. E mentre vengono avviati i nuovi tavoli la Pat decide anche di sospendere inspiegabilmente, i sottotavoli di settore, in cui era prevista la presenza anche delle organizzazioni sindacali, dedicati all’elaborazione delle linee guida per la ripartenza in sicurezza. “Vogliamo capire qual è la logica che ha spinto l’assessorato ad escludere il sindacato – tuonano Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher -. E’ chiaro che le linee guida che venissero elaborate a questi tavoli senza il nostro coinvolgimento non sarebbero da noi condivise”.

Filcams, Fisascat e Uiltucs pretendono un lavoro collettivo che veda un confronto tra Provincia, Apss, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, per arrivare alla definizione di linee guida che tutelino lavoratori, datori di lavoro e clienti.

Le tre sigle ribadiscono ancora una volta che la ripartenza in tutti i settori deve essere progressiva e graduale e che non si può prescindere dall’adozione di misure sul contenimento del rischio. “Alberghi, bar e ristoranti sono ad altissimo rischio contagio e lo sappiamo tutti così come siamo perfettamente consapevoli dell’urgenza che c’è nelle imprese per ripartire. L’imperativo non può e non deve essere l’apertura a tutti i costi, con tempi stretti assolutamente incompatibili con l’elaborazione di linee guida condivise, dettagliate, stringenti”. E rilanciano: “Provincia e Azienda sanitaria hanno l’obbligo di tutelare la salute pubblica, non possono pensare di riaprire a qualsiasi condizione – insistono - . Sia piuttosto la Pat a farsi carico delle problematiche di lavoratori e imprese che sono costrette a stare ferme fino quando non ci sono condizioni per riaprire”.

 

 

 

TORNA SU