Coronavirus, i lavoratori del Progettone solo per lavori a basso rischio e con la massima tutela
I sindacati sull’accordo del 30 marzo: va applicato nella sua interezza, a fini di utilità sociale non per creare vantaggio ai marchi della distribuzione alimentare
“L’accordo siglato il 30 marzo con Provincia, CLA e Agenzia del Lavoro e i successivi chiarimenti aprono alla possibilità di impiegare i lavoratori e le lavoratrici del Progettone, durante l’emergenza sanitaria, solo nell’ambito di attività che hanno pubblica utilità, con massima tutela della loro salute, in piccoli punti vendita che non dispongono di manodopera propria. Non una virgola in più. Rifiutiamo ogni speculazione su questi contenuti così come siamo pronti a prendere posizione, nuovamente, contro un uso improprio di questo protocollo. Se qualcuno intende usare i lavoratori del Progettone per fornire manodopera a basso costo ai gruppi della distribuzione alimentare che in questo periodo non sono certo in crisi, vedrà la nostra ferma opposizione”. E’ questa la presa di posizione dei segretari generali di Flai Cgil, Maurizio Zabbeni, e Fai Cisl, Fulvio Bastiani, e Fulvio Giaimo della Uila in merito ad un uso distorto dell’accordo. I tre sindacalisti chiariscono inoltre che sono venuti a conoscenza solo a mezzo stampa del Protocollo siglato successivamente tra la Provincia e la grande distribuzione alimentare. “Non siamo stati coinvolti, non siamo favorevoli e chiediamo alla giunta di sgombrare il campo da un uso improprio di questi lavoratori imponendo l’accordo del 30 marzo”. I sindacati ricordano inoltre di aver chiesto alla Provincia che l’adesione fosse su basa volontaria e la Provincia aveva assicurato buon senso nella selezione degli addetti. “Buon senso che non è stato usato in tutti i casi”
Le tre sigle chiariscono i termini di quanto concordato il 30 marzo. Su circa mille lavoratori del Progettone poco più di un centinaio dovevano essere coinvolti in attività di imbustamento della spesa, controllo dei dispositivi di sicurezza per i clienti e del distanziamento solo nei punti vendita più piccoli e supporto alla Protezione civile per la preparazione delle buste con le mascherine. Erano esclusi i lavoratori con più di sessant’anni o con problemi di salute. “Dunque appena il 10 per cento a fronte di paletti molto chiari. Non siamo disposti ad accettare che si “sfruttino” questi lavoratori per creare vantaggio ad imprenditori privati o che si faccia ricorso all’arma del ricatto –ribadiscono-. Abbiamo avuto qualche segnalazione di un uso improprio di questo accordo e siamo intervenuti subito sulla cooperativa di riferimento. Chiediamo però alla Provincia di uscire dall’ambiguità e di vigilare sulla corretta adozione degli accordi”