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Apsp e Rsa: non è questo il tempo delle polemiche

Lettera congiunta dei Segretari Generali Fp Cgil Luigi Diaspro e Cisl Fp Giuseppe Pallanch

Apsp e Rsa: non è questo il tempo delle polemiche

Sulle Apsp e Rsa Trentine il dibattito non può spostarsi esclusivamente sul versante delle responsabilità. Ci deve essere un tempo per tutto, e oggi è ancora il tempo dell’emergenza, dei contagi, dei decessi, degli operatori stremati, spesso senza sufficienti dispositivi di protezione, spossati da una condizione di lavoro inimmaginabile che prosegue da oltre mese e che non accenna a diminuire.

Ci deve essere il tempo delle responsabilità, quelle politiche che paiono tante e per certi versi già evidenti nella ricostruzione dell’intera vicenda, quelle organizzative, quelle gestionali, fino alle responsabilità proprie del datore di lavoro per la salute e sicurezza dei propri dipendenti. Ma non è il tempo della polemica. S’avanza una legittima richiesta di verità e giustizia per quello che sin qui è accaduto, da parte di operatori prima inviati in prima linea senza armi adeguate e poi beffardamente indicati come prima causa del contagio, da parte di parenti che scoprono oggi che il diritto alla cura per i propri cari è stato limitato nei fatti, per la contingenza dell’emergenza, ma anche per precise disposizioni dell’Autorità Sanitaria Trentina.

Ma intanto l’emergenza continua, e non accenna a diminuire nelle Rsa. I contagi qui rappresentano quasi un terzo del totale, e i decessi sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, Covid o non Covid. Siamo appena al 50% dei tamponi tra gli ospiti, e non è dato sapere quanti siano quelli effettuati sul personale. Ed è il tampone, in attesa anche della diffusione dei test sierologici nel settore, l’unico strumento per l’individuazione certa dei contagiati e l’adozione di concrete ed efficaci misure di contenimento. Le mascherine oggi sembrano disponibili, ma le carenze riguardano i camici, con le scorte affatto rassicuranti.

Fp Cgil e Cisl Fp del Trentino hanno predisposto un documento, insieme alle categorie dei pensionati in cui, a partire dall’analisi delle difficoltà sin qui registrate, chiedono a Provincia, Azienda Sanitaria e Upipa la convocazione urgente di un tavolo per affrontare il tema dell’emergenza tuttora in corso, in un quadro tuttavia di prospettiva per l’adozione condivisa di strumenti e modalità adeguati alla nuova condizione di lavoro degli operatori dei servizi. Il rischio del contagio comporta un mutamento sostanziale della tipologia e modalità di lavoro, delle condizioni di sicurezza da garantire, dei carichi di lavoro, della formazione, delle professionalità necessarie, in rapporto ad esigenze sempre più sanitarie nelle strutture come nei servizi domiciliari.

Per questo continuiamo a lamentare, ad oltre un mese dall’emergenza, l’assenza del coinvolgimento delle parti sociali. Nessun confronto per il monitoraggio e la verifica delle condizioni di sicurezza nelle Apsp, malgrado l’istituzione di un tavolo specifico per le Rsa che si è bloccato alla prima convocazione: ci hanno chiesto chi doveva fare cosa visto che i Protocolli operativi erano impeccabili, le Linee Guida pure. Abbiamo risposto, con un articolato documento facendo proposte. Più nulla. Nessun confronto neppure sull’istituzione delle strutture intermedie di Pergine e Volano, di cui non conosciamo il progetto, gli organici e le professionalità previsti. Per non dire della non più sopportabile carenza di personale ammalato, contagiato o comunque assente, che costringe i superstiti a turni massacranti di 12 ore continue da oltre un mese a questa parte. A questo personale, cui in prima battuta veniva detto di non indossare le mascherine per non spaventare gli anziani ospiti, adesso viene indirettamente accollata la responsabilità di aver portato il contagio dentro alle strutture, o di praticare assenteismo.

Ecco, ai vertici della Giunta Provinciale, dell’Azienda Sanitaria, dell’Upipa, delle singole Apsp, chiediamo di smettere di ritenere il Sindacato un orpello e di rispettarne il ruolo, anche in funzione del Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità, dei Servizi Socio Sanitari e Socio Assistenziali in ordine all'emergenza sanitaria da «Covid-19» sottoscritto a livello nazionale dal Ministro della Salute e dalle Categorie di Cgil, Cisl e Uil Funzioni Pubbliche, oltre che dei contratti collettivi che non sono in quarantena.

Ci vogliono risorse specifiche ed aggiuntive, monitoraggio e controllo costante della situazione, tamponi a tutti gli utenti e operatori, sicurezza e formazione per medici, operatori sanitari, socio sanitari e assistenziali, sanificazioni periodiche delle strutture, rispetto degli standard qualitativi e quantitativi dei servizi in relazione alla riduzione del personale conseguente all'emergenza Covid-19 e alla minore presenza dei familiari e del volontariato. E ancora, garantire il diritto alla cura alla persona anziana e favorire i contatti telefonici o via web con le famiglie.

Poi, sarà il tempo delle responsabilità, e ciascuno dovrà assumersi le proprie, dove non saranno possibili gli inaccettabili scaricabarile di oggi.

 

 

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