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Da Roma 13 milioni per l’emergenza ma dalla Provincia?

L'intervento del Segretario generale Luigi Diaspro

Da Roma 13 milioni per l’emergenza ma dalla Provincia?

Fp Cgil torna sulla richiesta già avanzata a presidente e assessore sanità il 9 aprile scorso con cui si chiedeva l’immediata convocazione di un tavolo sindacale per l’erogazione delle risorse già disponibili per la sanità trentina (circa 14 milioni) oltre che per lo stanziamento di ulteriori risorse fresche per l’indennità “Covid” come altre regioni, non autonome ma a statuto ordinario, hanno fatto e stanno facendo per i propri operatori in prima linea.

Leggiamo dai giornali di una delibera con cui l’assessore Segnana avrebbe dato corso alla ripartizione delle risorse che il governo ha stanziato per il Trentino, pari complessivamente a quasi 13 milioni, di cui quasi 3 milioni per l’aumento dei fondi contrattuali per Dirigenza Medica e personale del Comparto.

Ancora una volta il sindacato deve prendere atto a distanza, non solo per le misure di contenimento in vigore, ma per la costante prassi che si sta consolidando da parte della giunta di escludere le Organizzazioni Sindacali dai processi che hanno conseguenze su lavoratrici e lavoratori.

Ribadiamo pertanto che in tema di risorse per la sanità e, aggiungiamo ancora una volta, per le Case di Riposo e per tutti i soggetti chiamati in prima linea in questa grave emergenza, occorrono segnali forti e chiari su stanziamenti certi e ulteriori rispetto alle risorse già in campo, che diano risposte concrete agli sforzi del personale impegnato che continua, incessantemente da oltre un mese, a garantire cura e assistenza ai cittadini con grave rischio della propria salute e quella dei propri cari.

Abbiamo inviato come Fp Cgil un articolato documento il 9 aprile scorso in cui abbiamo messo in fila le priorità del momento nel comparto sanità, socio sanitario e socio assistenziale a partire dallo sblocco delle risorse, alla richiesta di ulteriori stanziamenti come accaduto in Toscana, Emilia Romagna e Umbria, ma non solo.

È necessario un confronto sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, sui dispositivi, sull’impatto e sulle conseguenze possibili sul sistema sanitario del riavvio delle attività produttive, su turni e carichi di lavoro che non possono continuare a questi ritmi.

Si convochino urgentemente le parti sociali e si concordino misure anche di prospettiva per una emergenza che non si concluderà purtroppo a breve.

Diversamente crediamo sarà difficile che le lavoratrici e i lavoratori possano continuare, senza segnali tangibili di riconoscimento oltre la retorica degli eroi, a sopportare ulteriormente questa situazione.

 

 

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